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Minarelli 175 “Carlotta”, le moto da record

Minarelli 175 “Carlotta”

Arteno Venturi e la Sua Minarelli 175 “Carlotta”

un capace tecnico, in forza alla Motori Minarelli, realizzò due moto “speciali”, da record, capaci di battere tutto e tutti dal 1966 al 1974.

Va ricordato che in quegli anni

e in quelli che li precedettero, il riuscire a battere dei record sulle medie e lunghe percorrenze, desse alle case costruttrici una certa visibilità, un indiscusso prestigio.

Arteno Venturi presentò le sue due moto da record al Salone del Motociclo di Milano, con il preciso intento di voler evidenziare il lavoro e la qualità fatti sui motori con il marchio Minarelli.

Una montava un motore da 175cc.

quattro le marce, 30 (circa) i cavalli, che portato sulla pista (specifica) di Elvington, in Inghilterra, riuscì a raggiungere la ragguardevole velocità di 183,810 km/h.

Quella pista era un ex aeroporto militare

lungo tre chilometri, di cui 1,6 chilometri perfetti per provare a battere questi record, con anche lo spazio sufficiente per riuscire a frenare, rallentare, con moto i cui freni erano poco efficaci in casi simili.

Il circuito di Elvington, vicino a York, oggi utilizzato da molti appassionati che vogliono guidare il proprio bolide su una pista, con ampi spazi di fuga, e dei lunghi rettilinei.

Fu su questo circuito, nel 2006

che Richard Hammond fece quell’incidente che lo allontano’ per un certo periodo dalla trasmissione Top Gear, gli fu quasi fatale, durante il Vampire Dragster.

Montava un motore (praticamente) di serie

ciò nonostante, riuscì ad ottenere altri record, quasi tutti sulla pista inglese, l’unica allora, omologata per le distanze da record.

Nel 1975, a Monza, le moto da record Motori Minarelli erano due, una guidata dal Venturi, l’altra da Otello Buscherini.

I motori che equipaggiavano le due moto da record

erano prodotti dalla Motori Minarelli, la stessa che aveva allestito un reparto corse, in fianco allo stesso stabilimento per la normale produzione dei motori in serie.

Il Buscherini era un pilota già affermato

fu lui a decidere di correre per la Motori Minarelli e provare a battere il record della Classe 75 cc.,  avendo sempre dichiarata e dimostrata una certa gratitudine, per quell’azienda che lo aveva sostenuto quando iniziò a correre.

Parteciparono in due classi, la 75 cc. e la 175 cc.

La prima la moto era pilotata dal Buscherini, sulla 175 ancora una volta il Venturi.

Erano moto prive di sospensioni posteriori, a simili velocità poteva bastare una piccola buca per far “volare” la moto ed anche lo sventurato pilota.

Minarelli 175 “Carlotta”, nel Museo del Patrimonio Industriale ASI.

La Federazione Internazionale Motociclistica FIM

cambiò profondamente le regole negli anni successivi, abolendo alcune cilindrate, modificando la 75 cc portandola ad 80 cc ed eliminando la 175 cc., introducendo due nuove categorie, la 125 cc e la 250 cc.

I record rimasero comunque imbattuti per diversi anni

sino a quando, nella classe 80, l’inglese Smith riuscì a battere quello precedentemente stabilito dal Buscherini nella Classe 75 cc,  facendolo con una moto che montava un propulsore Motori Minarelli.

Quello da 175 cc, derivava dal motore 160 cc in produzione

un motore praticamente sconosciuto in Italia, ma noto negli USA, per essere quello montato sulle enduro prodotte dalla Indian.

Un motore prodotto dalla casa motoristica Italiana, ma marchiato con il simbolo di quella americana.

Non subì elaborazioni esasperate

rimaneva, comunque, un motore praticamente di serie

con una potenza di 30 cavalli a 9600 giri

con un nuovo sistema di aspirazione e scarico

un carburatore Mikuni da 34 mm.

alimentato a miscela al 5%

l’accensione era di origine Ducati

pesava 60 chilogrammi

dotata di un serbatoio ridotto, tanto piccolo dal riuscire a contenere solo il carburante che potesse essere sufficiente per percorrere a quelle velocità quei brevi tratti di un circuito.

Il telaio era in tubi, dal diametro ridotto, con una struttura a doppia culla.

Ad “aiutare” la Minarelli 175 “Carlotta”

a raggiungere simili velocità contribuiva l’ottima aerodinamica, tanto da renderla una moto molto bassa, profilata, e con un “muso” molto contenuto.

La posizione del pilota risultava piuttosto scomoda

sacrificata, con un manubrio i cui comandi erano sistemati su una struttura “a triangolo”, la conformazione del telaio lo costringeva a guidare semi sdraiato, la visibilità era scarsa, per riuscire a vedere la strada così sdraiati si doveva “stendere” molto il collo, tanto da rendere la guida piuttosto stancante, seppur i tragitti fossero brevi.

I record della Minarelli 175 “Carlotta”

Elvington (G.B.) 1971 pilota Arteno Venturi

Monza (Italia) 1975 pilota Otello Buscherini

La moto guidata dal Buscherini era sempre una 175 cc, ma modificata, migliorata, rispetto a quella guidata dal Venturi.

 I record della Motori Minarelli 75 cc. Monza (Italia) pilota Otello Buscherini

La 75 cc. montava un motore da 50 cc, portato a 75 cc, in grado di sviluppare una potenza di 12,5 cavalli a 12.000 giri, ancora una volta con un’accensione di provenienza Ducati, miscela al 5%, ma con un carburatore della Dell’Orto da 30 mm.

La carenatura della 75 cc. da record era molto meno elaborata, “coprente”, rispetto a quella che montava la 175 cc., il peso era di 46 chilogrammi.

 

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