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Moto Morini Corsaro 125 Regolarità – nel mito

Moto Morini Corsaro 125 Regolarità

 

Solo dopo di questa arrivarono tutte le altre moto da enduro??

Si.

Siamo nel 1965

quando la Moto Morini, partendo dalla versione da turismo, che era la versione base, propose una delle moto più famose di sempre.

La Moto Morini Corsaro 125 Regolarità in un’epoca in cui le moto

erano specificatamente acquistate ed usate per precisi scopi, in quel periodo non c’erano, come oggi accade, moto da enduro degne di un raid usate per il tragitto casa ufficio ;), con carenature da Parigi Dakar, e con nomi da raid.

La Corsaro era una moto dura e pura

utilizzata per fare fuoristrada, percorrere strade dissestate per diletto o necessità, rustica, solida, molto tosta.

Quando l’ho pensata per questo post mi sono subito venuti in mente alcuni film, magari anche qualcuno di quelli con Thomas Milian nei panni dell’ispettore Nico Giraldi.

Va certamente ricordato che nel 1965, quando venne presentata, le moto Italiane fossero ancora fra le migliori del mondo, eccellendo molto spesso anche nelle gare di regolarità.

Derivata dalla Moto Morini Corsaro”standard”

ma con un telaio rinforzato , una sella monoposto, manubrio più alto, targhe porta numeri sui fianchi posteriori, scarico rialzato, sospensioni specifiche per il fuoristrada, cambio con rapporti più corti.

Moto Morini Corsaro 125 Regolarità, con il parafango posteriore, quasi mai presente su altre foto, rarissimo.

La “sorella” Corsaro Veloce

che anche lei condivideva il motore con la Turismo, differendo per un manubrio in due pezzi, sella sportiveggiante, motore di un colore diverso, con una fase più spinta e rapporti finali più lunghi.

Era il 125 di serie più veloce d’Italia, raggiungendo i 188 km/h.

Due moto derivate dalla versione “base” divennero le moto fra le più vincenti ed affidabili, e difficilmente qualcuno lo avrebbe messo in dubbio.

Il telaio a doppia culla chiusa

dava una certa tranquillità, conferendo alla moto una evidente solidità, sia percepita che reale, delle sospensioni che oggi troveremmo scomode, troppo dure, con vibrazioni continue, 10 cavalli di potenza, 97 chilogrammi il peso.

Eppure quelle sospensioni posteriori erano le migliori trovabili

la forcella anteriore, completamente nuova, mai vista prima.

Colpì molti dei visitatori che andarono allo stand della Moto Morini presentata al Salone del Ciclo e del Motociclo.

Guardandola meglio, senza dover essere chissà che esperti, si sarebbero notate le viti che fissavano il coperchio della testa, facilmente ruotabili, senza dover utilizzare alcuna chiave.

Le stesse che tenevano saldo il serbatoio al telaio, una ruota posteriore facilmente estraibile per quei tempi.

Con quel monocilindrico, con una distribuzione ad aste

bilancieri a valvole parallele, che accomunava tre modelli, con le valvole che scorrevano in guide di ghisa, dello stesso materiale la canna riportata del cilindro, con un pistone fuso in lega d’alluminio.

Continuando con un albero a gomito di tipo composito, dotato di una bussola anulare come cuscinetto di biella, senza i consueti rullini ingabbiati.

Una pompa ad ingranaggi capace di aspirare l’olio dalla coppa permetteva la lubrificazione

l’albero a camme alloggiato nella parte sinistra del basamento,  una frizione a dischi multipli in bagno d’olio, permetteva al cambio di muoversi.

Era un cinque rapporti in cascata, dotato di denti d’innesto frontali e ingranaggi sempre in presa.

le moto nel mito