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Bimota KB2 Laser 550 – le grandi moto Italiane

Bimota KB2 Laser 550, prodotta da una piccola casa emiliana, nata nel 1975, e le moto fatte tutte a mano.

Dando anche al Cliente la facoltà di poterla modificare a suo piacimento, nonostante non abbia quasi mai prodotto i motori, ma montando quelli prodotti da altre case.

Ad emergere, su ogni moto prodotta dalla BIMOTA, era sempre la ciclistica, definita da molti esperti ed appassionati di prim’ordine, sia nel disegno che per i materiali impiegati.

Tutte moto più leggere, maneggevoli, capaci di rendere il pilota più sicuro, con una tenuta di strada molto soddisfacente.

Bimota KB2 Laser 550, una monoposto, che io ricordi non aveva gli indicatori di direzione, questi penso siano state messi successivamente.

Bimota KB2 Laser 550 (1981-1984)

Su questa moto era montato un motore Kawasaki da 550 cc, K (Kawasaki) B (Bimota) 2 (seconda serie), prodotta in soli 112 esemplari.

Nello stesso periodo avremmo potuto vedere nel listino Bimota anche la HB2, dove come avrai già immaginato la H sta per Honda.

Erano moto con un prezzo di listino alto rispetto ad altre moto dello stesso periodo, sensibilmente più alto.

Avevano ovviamente delle peculiarità, in primis l’artigianalità, specie su quel telaio, utilizzava componenti di alto livello, tutte cose che si pagano.

Un telaio molto solido, altrettanto leggero, realizzato in tubi al cromo molibdeno, con un peso di soli 16 chilogrammi (compreso il forcellone).

con l’utilizzo anche dell’avional per diverse parti, che insieme alla vetroresina per la carrozzeria consentivano un ulteriore risparmio nel peso, di alcune decine di chilogrammi rispetto a quello delle moto dalle quali “derivavano”.

Esteticamente le differenze fra la KB1 e la nuova KB2 erano evidenti, sembrando molto più “moderna” la seconda.

Certo è pur vero che le differenze di prezzo fossero “importanti”

sul mio “vecchio” catalogo ho visto che la Kawasaki Z 1000 costava 3.800.000. Lire, contro i 7.500.000. di Lire che si dovevano sborsare per la KB1 che condivideva lo stesso motore.

La KB2 costava 12.487.500 Lire, quando una Kawasaki Z 550 B 4.455.000 Lire e la Z 550 GP 4.924.000 Lire.

Per provare a ridurre i costi la BIMOTA proponeva dei kit (due), ad un prezzo “contenuto”, dando al proprietario di una moto, Kawasaki o Honda che fosse, la possibilità di scegliere come e quanto modificarla.

Il telaio della Bimota KB2 Laser 550

Dalle foto si noterà che la sospensione posteriore prevedeva un unico forcellone, con un mono-ammortizzatore, peraltro regolabile, cosa non così presente su una moto di quegli anni, specie se prodotta da una “piccola” casa.

Convintamente credo che vada riconosciuto ai tre amici, tre soci, di aver investito nella produzione di moto ben fatte, moderne, solide, con parti/componenti non da tutti utilizzate, ne prima ne dopo.

Scheda tecnica:

motore Kawasaki, quattro cilindri trasversali

distribuzione a doppio albero a camme in testa

cilindrata effettiva 553,760 cc

cambio in blocco a sei rapporti

quattro carburatori TK modello K22P-2F

potenza massima 54 cavalli a 880 giri

velocità massima 202 km/h

pneumatici Michelin (ant.) 120/80 V16 – (post) 150/80 V16

peso a vuoto 167 chilogrammi

prezzo 12.487.500. Lire nel 1982

Quando nasceva la BIMOTA

A proposito di sigle, BIanchi MOrri TAmburini, le prime lettere dei cognomi dei fondatori della casa motociclistica Italiana, con inizialmente la sede in via Covignano a Rimini.

Loro erano da tempo soci in una ditta di impianti idraulici, poi spinti dalla passione del Tamburini per le moto sportive, ad aprire una propria casa che le producesse.

Il Tamburini ebbe un incidente con la sua Honda Four, sulla pista di Misano, mentre percorreva la curva della Quercia.

Accadutogli nel 1972, con un lungo periodo di tempo per recuperare, insoddisfatto cominciò a pensare come poter modificare la sua moto, iniziando da un nuovo telaio.

E il primo telaio prodotto dalla BIMOTA venne creato nel loro capannone, quello della loro ditta di idraulica, disegnato, costruito, modificato, da loro.

Era in tubi piegati, ci montarono poi il motore di quella Honda Four, l’unica cosa rimasta intera della moto dopo l’incidente.

Nasceva la HB 750, Honda Bimota da 750 cc, con nuovi forcelle ed ammortizzatori, con la carrozzeria in fibra di vetro, con due colori, bianco e rosso, che divenne una loro “firma”.

Ne realizzarono altri 9 esemplari, dieci in totale, quindi.

Per le altre nove furono costretti ad acquistare delle Honda nuove, per poi smontarle, tenendo solo il motore, ed altre parti.

Ti lascio immaginare quanto costassero.

La Bimota KB2 Laser 550 e il 1983, un anno importante per la casa Riminese

In quell’anno uno dei fondatori, colui che più di tutti volle creare la nuova casa motociclistica, se ne andò.

Tamburini lasciò la BIMOTA, sostituito da Federico Martini, che arrivava dalla Ducati.

Con il nuovo socio iniziò anche una nuova collaborazione, fra due marchi emiliani, (1985) arrivava la DB1, Ducati Bimota 1.

Per chi volesse provare a prenderne una

questa è una moto oggi rara, non ne ho trovate molte in vendita, anzi molto poche, con prezzi che superano abbondantemente i 20.000 Euro.

Considerandone le caratteristiche, non credo che le quotazioni siano alte, le definirei in linea con il tipo e le qualità.

Perchè Ti ho proposto questo modello

mi piace molto, nonostante l’abbia vista solo in foto, un modello che è cambiato (esteticamente) molto rispetto alla sua prima versione, era prodotta da tre amici/soci con la loro “piccola” casa motociclistica, quando erano ancora insieme.

Un’ultima cosa, una curiosità, le moto BIMOTA sono quasi sempre state monoposto, per una precisa scelta.

Le grandi moto Italiane.

Una moto dei primissimi anni ’80………