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Connolly una questione di pelle

Connolly una questione di pelle, si lo so il titolo ha molto di una reclame, quella di un deodorante, forse anche un bagnoschiuma 😉 , mi piaceva, mi è venuto d’impulso 😉 .

Oggi come tutti i lunedì ho voluto proporTi qualcosa di “diverso”, provando a farti sentire lo stesso entusiasmo che ho provato io nella sua stesura.

I Connolly, una famiglia inglese, che da quattro generazioni lavora così bene il cuoio, dall’essere diventata il nome che ne identifica uno di ottima qualità.

Il vecchio fabbricato di Canterbury.

Nel 1978 festeggiarono il centenario.

Ad iniziare furono due fratelli, Jhon Josep e Samuel Frederick Connolly, partendo da un negozio dove riparavano calzature e selle, erano nell’Euston Road di Londra.

Poco tempo dopo iniziarono a riparare capote ed interni delle auto, acquistando le loro prime forniture importanti di pellame.

Samuel Frederick partiva spesso, con il suo cavallo e tutto il campionario, per prendere gli ordini dei vari carrozzieri presenti sulla costa meridionale dell’Inghilterra.

Con il tempo furono i migliori carrozzieri a contattarli direttamente, come leggeremo in seguito.

Una curiosità, la loro pelle fu scelte per le sedute della Camera del Parlamento, per la sala dell’incoronazione della famiglia reale britannica, le scrivanie della British Library, gli interni del Concorde francese, ecc.

Le case costruttrici più prestigiose iniziarono a sceglierli per allestire gli interni delle loro auto, affidandosi alle loro sapienti e capaci mani.

Fra le prime la Jaguar e la rolls Royce, il loro nome iniziò ad essere conosciuto ed apprezzato, la foto sotto credo renda bene l’idea.

Seppero farsi conoscere anche per la produzione di accessori (inizi anni 90), dai guanti in pelle da pilota, ai cosmetici per la cura degli interni.

Le cartelle tipo e colore per le case automobilistiche.

Ricordo che io qualche decennio fa ingenuamente pensavo che Connolly fosse un tipo di cuoio pregiatissimo

mi era  infatti capitato di sentire e/o leggere cose del tipo, auto con interni in pelle Connolly, vendo auto con sedili Connolly, ecc.

Dalla fonte cartacea che sto utilizzando (1990), so che l’attività era divisa in due aree

a Wimbledon con quattrocento dipendenti dove veniva rifinita la pelle, e a Canterbury con cento dipendenti ed un altro marchio, la Williamson Tannery.

La Williamson, azienda acquisita dalla Connolly dopo anni di collaborazione, fu fondamentale per la Connolly, qui sotto in una foto dell’epoca.

Erano loro per primi a selezionare i pellami in arrivo, procedendo ad una selezione molto meticolosa dei materiali, poi controllati ancora una volta a Wimbledon.

Una foto d’epoca davanti allo stabilimento della Williamson.

Connolly una questione di pelle, il livello qualitativo convinse anche la Ferrari

che la scelse come fornitore per alcuni dei suoi modelli, anche quando ne avrebbe trovati altri, alcuni dei quali più “vicini”.

Avevano una passione per le auto italiane, dalle loro clienti a quelle che erano nei loro garage.

Ricorderei la Lancia Aurelia della famiglia Connolly, con gli interni in pelle da loro assemblati.

I rotoli di pelle espressamente scelti per la Ferrari.

Avevano un legame fortissimo con la casa del giaguaro.

Quando alla fine degli anni cinquanta lo stabilimento Jaguar venne colpito da un disastroso incendio, vennero chiamati fra i primi come loro fornitori.

I dirigenti Jaguar volevano riprendere il prima possibile l’attività, sicuri di avere in loro un partner affidabile.

La Connolly decise, repentinamente, di interrompere qualsiasi altra attività, non terminando nemmeno quanto avessero già iniziato, per dedicarsi completamente all’assemblaggio e finitura delle auto di Coventry.

anche la Rolls Royce

vale la pena ricordare che in occasione del centenario i dirigenti invitarono a cena l’intera famiglia Connelly, regalandogli una Flying Lady, corredata da una placca ricordo.

Fra i loro clienti si annoveravano marchi molto importanti, al top troviamo come già detto la Rolls Royce e la Jaguar, anche la Bentley e la Ferrari, la Volvo e la Morgan, la Lotus.

Purtroppo Nel 2002 la storica azienda chiuse i battenti

con un’esposizione debitoria molto rilevante, dovuta a scelte sbagliate (mercato americano) e al vistoso calo nell’utilizzo della pelle per gli interni delle auto.

Oggi l’attività prosegue, mantenuta in vita da  Jonathan Connolly  , con una produzione sicuramente molto più ridotta rispetto a quella dei tempi d’oro, ma grazie all’esperienza regressa sono ancora capaci di soddisfare le richieste dei loro esigentissimi clienti.

La suddivisione delle pelli in base alle categorie I° II° e III°.

Ma cosa avevano in più le pelli di Wimbledon?

Di solito le case automobilistiche non citavano mai i loro fornitori, facendo un’eccezione per Connolly che aveva una riconoscibilità molto forte.

Una qualità elevatissima, la stessa concia aveva tempi molto più lunghi, rispetto a quelli di alcuni dei loro concorrenti.

Chi può definirsi esperto la riconosce subito per la grana, anche il conoscitore meno rodato riesce a distinguerla senza troppa fatica, grazie a quegli aromi naturali che la contraddistinguono.

La si tocca, la si annusa, riconoscendola subito, senza dover essere per forza un conoscitore navigato.

Le pelli venivano lavate e reidratate

con l’acqua che aveva delle precise qualità e caratteristiche ambientali, era il primo “ingrediente”, le pelli arrivavano secche e sotto sale perché si potessero conservare a lungo.

Seguiva un bagno di calce e solfuro per almeno quarantotto ore, che facilitava la perdita del pelo e dell’eventuale grasso rimasto.

Una volta estratte da questa vasca venivano tagliate orizzontalmente a metà, utilizzando solo la parte superiore per gli interni delle auto.

I due grossi cilindri del reparto “rumoroso”.

La concia veniva fatta in uno specifico reparto dello stabilimento, quella che chiamavano “il più rumoroso”.

Due grossi cilindri, non troppo dissimili da una betoniera, muovevano delicatamente le pelli per almeno quindici ore, con lo scopo di eliminare l’acqua e favorire l’assorbimento del cromo.

Impiegando materiali che io non avevo mai nemmeno lontanamente sentito o letto, dalla corteccia di mimosa (estratti), al tannino di mirabolano (un susino asiatico).

L’impiego di questi materiali era tipico della concia vegetale, la stessa che donava alle pelli quella morbidezza e profumi inconfondibili.

Le pelli venivano poi stese e lasciate ad asciugare

dai cinque ai sette giorni, dopodiché se ne verificava subito lo spessore, sotto l’attento occhio di un esperto, lo stesso che selezionava i materiali seguendo solo ed esclusivamente la sua esperienza ed occhio.

Le catalogava in tre categorie, prima, seconda e terza scelta, spedendole poi a Wimbledon per la colorazione.

Le fasi della lavorazione prevedevano una selezione maniacale, con molte pelli, intere o in loro parti, nemmeno prese in considerazione, neanche per la realizzazione di prodotti “minori”.

Nel magazzino spedizioni la pelle veniva controllata ancora una volta

verificando che fosse ben distesa ed elastica, se soddisfaceva i loro standard veniva arrotolata, apponendo il nome della casa automobilistica che lo aveva ordinato, e poi spedito.

Una fase della concia in una foto dell’epoca.

Connolly una questione di pelle, chi legge potrebbe obbiettare che quanto scritto possa sembrare troppo enfatico

scritto da qualcuno con una evidente passione e preferenza per un certo tipo di prodotto, magari con una specifica provenienza.

Non posso dargli torto, assolutamente, lo penserei anche io se lo leggessi scritto da altri.

Ma è proprio per questo che ho impiegato un lasso di tempo considerevolmente più ampio nella sua stesura.

Ho faticato non poco a trovare indizi, tracce, sul materiale cartaceo a mia disposizione 

anche chi lo scrisse prima di me, non lo potrei definire persona priva di entusiasmo nel trattare la storia di questa famiglia inglese.

Poi 😉 scusatemi, ma io ho una leggerissima passione per certe cose, per me è anche una questione di pelle 😉 .

Connolly una questione di pelle, qualità e tradizioni vintage

 

 

Come per la copertina una foto d’epoca dello stabilimento Connolly.