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Scooter Piatti, due ruote vintage

Scooter Piatti, l’avevo già visto e proposto sulla pagina facebook un tre/quattro anni fa, e già allora mi aveva stupito quel 1952 pensando che fosse più recente, avrei detto primi anni 70.

Vincent Piatti lo disegnò e sviluppò nei primissimi anni 50, presentandolo al salone di Bruxelles del 1952.

Un esemplare perfettamente restaurato che fa bella mostra di se in una mostra.

Alcune curiosità:

Vincent Piatti collaborò anche con Ettore Bugatti, all’inizio della sua attività.

Realizzò una piccola e particolare auto, realizzata su un telaio Mini Minor e carrozzata da Zagato, la Minigatto.

Non si hanno certezze, ma pare che fu proprio la Carrozzeria Zagato a realizzare la prima versione dello scooter protagonista di oggi.

Più o meno note le collaborazioni fra Piatti e alcuni importanti marchi, Saab, Suzuki e la Fiat, dove per loro progettava o proponeva idee dal suo studio/officina di Milano.

Non ebbe vita facile nel trovare qualcuno che lo producesse.

Solo due anni dopo, in Belgio e nel 1954 iniziò una piccola produzione su licenza.

Passarono altri due anni e arrivò una richiesta dall’Inghilterra, dalla Cyclemaster di Byfleet nel Surrey, che già produceva il Cyclemaster Cyclemotor, una allora nota bicicletta a motore.

Una brochure dell’epoca.

La seconda proposta per una produzione su licenza sembrava decisamente più promettente rispetto alla prima.

Il motore era un 125 cc dotato di un cambio a tre velocità orizzontale, il propulsore diede spesso problemi di surriscaldamento, l’impianto per il raffreddamento era poco efficace.

Colpisce subito, oltre ovviamente alle linee, il grande cestello posto davanti sotto il manubrio, sembra quasi un mini carrello della spesa per le fattezze ed i materiali.

Il sedile ed il manubrio erano regolabili in altezza, cosa non da poco considerando che tutti gli altri non lo fossero.

Come si provava ad incuriosire.

Non ebbe successo, saranno stati i problemi di surriscaldamento, un prezzo di listino giudicato non basso tanto dal doverlo modificare per farlo costare meno ed “”impoverendolo””.

Venne tolto il portapacchi, montata una molto più economica sella (quasi) da bicicletta, al posto della precedente più grande e comoda biposto.

Nella prima versione sotto la sella la ruota di scorta, ed anche lei sparì nella versione “”impoverita””.

Ma non portò i risultati sperati, oramai la “fama” dello Scooter Piatti era quella, nulla avrebbe potuto cambiarla.

Così nel 1958 venne definitivamente interrotta la produzione, dopo 800 esemplari prodotti in Belgio e quasi 16.000 in Inghilterra.

Numeri non paragonabili ad esempio al Trojan MiniMotor (sempre progettato da Vincent Piatti) che raggiunse gli oltre 100.000 esemplari prodotti.

In se non numeri apparentemente bassi, ma si pensi che se un mezzo viene prodotto fra costi iniziali e d’impianto, promozione presso concessionarie e rivenditori, ecc. ecc. non sono affatto sufficienti.

Personalmente.

Mi piace, ma va se lo hai messo direte 😉 😉 .

Fu comunque un mezzo proposto nello stesso periodo in cui le Vespa e le Lambretta la facevano da padrone, ritengo ci sia voluta una più che discreta dose di ottimismo e coraggio.

Esteticamente era si molto particolare, secondo alcuni forse troppo, non difettava in personalità.

Tempo fa fra le critiche lessi che era stato pensato più per le gentil donzelle.

Devo averlo letto da qualche parte, io non ne sono troppo convinto, non capendone i perché potesse essere preferito da una signorina piuttosto che non da un giovanotto.

Il mercato????

era saturo??? L’arrivo delle utilitarie ha colpito più di altri un mezzo dalla produzione così “limitata” ??? Era troppo “”diverso”” ???

Rispondo citando quasi pari pari quello che ho trovato su un mio libro scritto in inglese….. era uno scooter di produzione inglese disegnato da un Italiano……..

Penso basti già così.

Scooter Piatti, qualcuno dei superstiti lo si può trovare in vendita.

In condizioni che vanno dal barn find al perfettamente restaurato, a prescindere lo prenderei mettendolo magari vicino ad una Mopetta, EHE se potessi 😉 😉 .

Due ruote vintage.

Con una strumentazione “”essenziale””.