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Il giro d’Italia e quei mezzi – mezzi vintage

Il giro d’Italia e quei mezzi, ciao Filippo domani passa il Giro d’Italia, vieni con me??

Al telefono un amico di famiglia, quello che aveva per le biciclette una specie di ossessione, nonostante non potesse essere definito un pedalatore.

Quando le nostre famiglie decidevano di fare una scampagnata lui era il primo a proporre che la facessimo con le biciclette.

Inizialmente la mia risposta fu negativa, non avevo nessuna voglia, nessuna passione per le biciclette.

Metto giù la cornetta e torno a fare quello che stavo facendo, matematica a memoria e già li la voglia era poca, quella interruzione l’aveva resa ancora più noiosa.

La sera stessa lui e il papà si sentono per loro cose, e sento mio padre dirgli…… ci penso io lo convinco…..

Ero in camera mia, non avendo ancora finito di fare i compiti, dopo troppe soste e pochissima convinzione.

Ciao Filippo, ciao papà, sai che ……. ha una grande passione per le bici, è un amico e con noi è sempre stato gentile, almeno farai compagnia a suo figlio, non puoi lasciarlo da solo.

Si peccato che a nessuno dei due piacessero così tanto le corse con le biciclette 😉 .

Ma non è solo è lì con suo padre, risposi, ma dai che hai capito, siete quasi coetanei vi fate compagnia e vi passate un po via.

       

Seee ci passiamo via……

Ok va bene, ci vado.

Che giorno fosse non me lo ricordo, saltammo la scuola, a saperlo prima avrei detto di si subito, non pensavo che i miei genitori me lo consentissero.

Arriviamo sul viale di un paese che non ricordo nemmeno come si chiamasse.

C’erano già tante persone, eravamo arrivati lì per tempo, almeno due ore prima, secondo lui era importante trovare un posto davanti.

Il giro d’Italia e quei mezzi, non era una strada piana, eravamo su un pendio, una lieve salita, su una montagnola.

Li arriva un signore che pensavo fosse da solo, un amico del nostro appassionato, una ventina di minuti dopo intravvediamo un signore arrivare, piccolino con un buffo cappello grigio.

Una delle immagini più “classiche” di quegli anni, comunque fantastica.

Faticava a camminare dovendosi far aiutare da un bastone, sembrava un ramo di un qualche albero, pensai ad un personaggio visto in un qualche film, oggi l’albero degli zoccoli. 

Uno di quei mezzi “particolari” che accompagnavano il Giro d’Italia.

Il nonnino si avvicina a noi, ciao bei che fif che????

Io muto risposi con un mogugno, il figlio dell’amico con maggiore cortesia dicendogli che erano lì con suo papà.

Ci si fece vicino ed iniziò a raccontarci “il suo giro”.

MI son sempre chiesto come facessero 😉 .

Era un meccanico in pensione.

Accompagnava una piccola locale squadra di ciclisti, era un tipo sveglio sapeva mettere le mani su auto e cicli, sarebbe costato poco per quella squadra amatoriale, era perfetto.

La macchina che accompagnava il gruppo del vecchietto la immagino così.

Mancava ancora del tempo, star li su quella montagnola spelacchiata a far niente mi aveva stufato, ci sediamo noi tre e il vecchietto inizia a raccontarci.

Eravamo più un gruppo di appassionati.

Nessuno di noi aveva mai corso in una gara così impegnativa, i mezzi erano pochi, le biciclette vecchie, come quel furgoncino e una datata station wagon.

Ma la passione era tanta, avevamo trovato alcuni sponsor lì nei paesi vicini, una pizzeria, un paio di negozi, un distributore di benzina che vendeva anche pneumatici.

Affrontarono il giro più da gruppo di contorno, i soldi dati dai loro sponsor servirono per le maglie e pagare le pensioncine vicine alle tappe.

Se non ricordo male ci disse che partecipavano ad alcune gare locali, spesso dovendo autofinanziarsi, prendendo i soldi dai loro portafogli.

Iniziò a raccontarci di alcuni mezzi promozionali.

Auto e furgoni modificati per promuovere un dato prodotto, ne aveva visti fermi lungo il ciglio di una strada in una piazza.

Non ricordo benissimo come li descrisse, oggi provo ad immaginarli, spero fossero quelle auto/scarpa, uno di quei furgoni con un grosso maiale in cartapesta nel cassone ………..

Iniziano ad arrivare, preceduti da delle moto, Guzzi a memoria, sono pochi quelli davanti.

Quattro che proseguivano quasi appaiati, li segue una station Fiat bianca con un tizio seduto dietro che dal finestrino aperto urla qualcosa ad uno dei ciclisti.

Il giro d’Italia e quei mezzi, ne passano, quanti ne passano.

Accompagnati da un buon numero di moto ed auto, quando sembrano finiti, arrivavano a singhiozzo, passano alcuni furgoni con scritte ed adesivi sui fianchi.

Il passaggio finì, ci spostammo a piedi in una locanda per bere qualcosa, tornando subito dopo a casa.

Oggi questo ricordo sfuocato de “Il giro d’Italia e quei mezzi”.

Arrivato dopo aver visto un gruppo di ciclisti che nonostante la pioggia ed il freddo se ne andavano lungo una strada in piedi sui pedali, molto sfuocato, probabilmente non potrà mai essere nitido visti i tanti anni passati.

Un mio link sulla Campagnolo.

Da piccolo avevo una bicicletta della Bianchi, ereditata da un cugino che la aveva ricevuta in regalo da mio padre.

Era verde, restò a lungo in cantina smontata per problemi al cambio, ci rimase a lungo sino ad un giorno in cui decisi di doverla restaurare non riuscendo ad ultimare il lavoro.

La regalai a qualcuno, non ricordo nemmeno più chi, son passati almeno 25 anni.

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