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Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone.

Desidero premettere subito una cosa.

Questa è la cosa più “emozionante” e personale che ho mai scritta sinora, avrei voluto dividerla in due parti vistane la lunghezza, ma spero vorrai comunque leggere tutto.

Ringrazio subito il caro Simone per avermi consentito di scrivere quanto leggerai, spero avrai maggiore chiarezza sul cosa sia per me questo mio blog.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, sono presenti tre foto INEDITE.

Mai pubblicate, le stesse che lo stesso Simone mi ha girate, ed io lo ringrazio ancora una volta.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, la prima delle tre foto inedite.

        

Ci siamo conosciuti più di un anno fa.

Scambiando qualche parola privatamente su un social, per poi incontrarci a Desenzano del Garda per un caffè.

Sarebbe dovuta seguire una intervista col padre, cosa purtroppo non accaduta per i tristi motivi che tutti noi conosciamo.

Abbiamo mantenuto i contatti, sino a quando sabato 25 aprile iniziò questa mia “breve” intervista.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, la seconda delle tre foto inedite.

Lasciami premettere che abbia atteso con una certa trepidazione questo momento.

Così come una certa emozione sia sempre stata ben presente, è andata ben oltre quelli che potrebbero essere “il solito”, so essere per me questo momento il più atteso sino ad oggi.

Vorrei subito riuscire a far percepire i come si lavorasse in quegli anni, i come la famiglia Scaglietti interagisse con le sue maestranze, magari ricordando alcuni episodi.

L’azienda partì avendo dimensioni ben più ridotte rispetto a quelle avute sino alla totale acquisizione da parte della Ferrari.

Con il crescere dell’azienda mai sono mancati dei rapporti umani profondissimi, (Simone) i tappezzieri erano Ermanno Luppi e suo fratello che erano i nipoti di Camillo che già aveva lavorato con noi.

Il susseguirsi di nuovi capannoni era sempre seguito dall’introduzione di nuovi dipendenti, gli stessi che erano i figli o i nipoti di altri che li avevano preceduti all’interno di quella che era per noi una vera e propria famiglia allargata.

Una foto datata, fatta durante le lavorazione di un modello.

Un consolidato rapporto durato sino a quando…..

Il Gruppo Fiat acquisì l’intero pacchetto, Ferrari compresa, facendoci passare da azienda con rapporti familiari, dove ci conoscevamo tutti e ci davamo sempre la mano, a loro “filiale”.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, vorrei provare a capire per cortesia come abbia vissuto Tu una storia tanto importante.

Sai i mie ricordi sono molto frammentari, abbiamo venduto la fabbrica che avevo 5 anni, di conseguenza i miei ricordi sono “flebili”, della fabbrica non ricordo poi così tanto.

Sono legati ad eventi vissuti negli anni, e magari ad alcune feste a cui facevano partecipare i figli dei dipendenti.

Ricordo che a 17 anni mi hanno chiesto se volessi fare lo steward in azienda.

Ho cominciato con una tappa della Millemiglia presso lo stabilimento della Scaglietti a Modena, dove accoglievo e facevo parcheggiare i vari piloti che arrivavano.

Immagino Ti abbiano comunque raccontato qualcosa negli anni, del come una famiglia importante come la Tua interagisse con i più grandi produttori di auto, magari il Drake.

Ricordo che mio nonno aveva un rapporto profondo con Enzo, era spesso con lui e tutti i sabati erano soliti pranzare insieme, ma non è mai stato raccontato cosa si dicessero…

Purtroppo la mi è una strana famiglia.

Ho saputo più negli ultimi 2 anni, da quando mio padre ha cominciato ad essere chiamato da tutte le parti, che in 48 anni di vita…

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, uno dei simboli del glorioso marchio italiano.

Ho accompagnato spesso mi padre, specie quando andava a Torino.

Dai terzisti come ITCA, e spesso siamo andati anche da Pinifarina, ma su cosa si dicessero non ne ho ricordo.

Peraltro con la Pininfarina c’era un rapporto speciale, andava oltre la collaborazione che si poteva avere con un designer, e spesso nei progetti; sia il papà che il nonno; facevano entrare anche Giancarlo Guerra e Afro Gibellini.

Con Giancarlo c’e’ sempre stata una certa amicizia e rispetto, anche dopo che lui ci lasciò andando a lavorare alla Lamborghini, so che sei un “tifoso” della casa del toro….. 😉 si abbastanza caro Simone.

Mi facevano vedere i progressi sui prototipi e lì finiva, mi padre guardava e diceva cosa modificare e poi si andava a pranzo tutti insieme.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, uno dei cortili dello stabilimento, quello in cui stazionavano alcune auto prima di essere terminate.

La Tua famiglia è strettamente legata al marchio Ferrari, specie per alcuni modelli.

Ti chiedo se hai avuta occasione di vederli, di percepire la loro evoluzione ???

Facendo la guida nella fabbrica fino a 28 anni ne ho visti molti di modelli, ma quello che vedevo e potevo raccontare riguardava vetture già in produzione, la cui storia era quindi già scritta.

E non era dato sapere i perché o i per come.

Se non ricordo male il legame si consolidò ancora di più nel 1975, quando la Ferrari “rilevò” la Carrozzeria Scaglietti.

Si ci hanno comprato in quell’anno, ma io avevo appunto soli 5 anni.

Divenne parte integrante del marchio, cosa confermata più o meno recentemente con (anche) una dedica, la Ferrari 612 Scaglietti disegnata da Pininfarina.

Il nonno era ancora vivo e lucido, per lui è stato un grande onore…ha sempre detto che “gli avevano fatto un monumento anche se era ancora vivo”.

Credo se lo meritasse, senza avere nessun dubbio.

Un ricordo del nonno di Simone.

Se posso, le Tue sensazioni, cosa sia per Te far comunque parte di una “storia motoristica” così importante.

Le emozioni sono tante, a volte molto discordanti..penso spesso al fatto che non c’è rimasto nulla di tutto quello che i miei stavano costruendo.

Nel 73 avevamo comprato del terreno sul fianco del capannone, volevamo costruire un nuovo impianto, dopo che dalla GB la Lotus dichiarò di voler far costruire la Elan a mio nonno!

Ma quando Enzo Ferrari lo seppe disse al nonno “o con me o contro di me”, non lasciandogli alcuno spazio di trattativa con la casa inglese.

Credo che un buon 60 % delle auto più belle siano quelle fatte da mio nonno.

Sono delle vere opere d’arte; uniche e bellissime; poter dire che sono opere di “famiglia” dà sempre una grande emozione.

Sono sicuro che in futuro il nome di Scaglietti avrà sempre un bel peso in ambito motoristico.

Ti parlo da appassionato.

Credo Tu sappia quanto rispetti un cognome come il Tuo, per la storia e quanto ci ha dimostrato negli anni, non ho alcun dubbio che sarà ricordato, lo è già oggi come è assolutamente giusto che sia.

Però a me sarebbe piaciuto poterne fare ancora parte, tanti mi chiedono il perché non lavoriamo in Ferrari…io rispondo sempre che se la fabbrica fosse rimasta Scaglietti si ci lavorerei.

Ma in Ferrari; soprattutto negli anni “passati” e con le direzioni Fiat (vecchia scuola); saremmo rimasti solo dei numeri.

Purtroppo il bel mondo visto da mio nonno e dal mio babbo è finito 30 anni fa.

Inaugurazione Museo Casa Natale Enzo Ferrari — con Matteo Scaglietti.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, ricordo le emozioni che provavano loro.

La loro adrenalina, le prove di notte, certe cose che credo non si facciano più, e forse è giusto cosi, ma loro hanno davvero fatto la storia dell’auto.

Arriviamo poi negli anni 90, quando già tutti i calcoli venivano fatti utilizzando un programma su un “comune” computer, mio padre quando andò in pensione non sapeva neanche accenderlo.

Con i colleghi giovani erano spesso delle vere lotte, con chi diceva che i calcoli fossero giusti, sostenendo che dovessero essere fatti cosi o cosà, giustificandosi con il programma dice cosi.

Ma poi andava sempre bene quello che faceva mio padre, magari dopo aver dato solo una limatina.

Per mio padre, cosa appresa anche dal sapere del nonno, C’era una differenza abissale fra un lavoro artigianale e quello “da catena di montaggio”.

La famiglia Scaglietti era convinta che ci dovesse essere sempre un legame tra ognuna delle parti di una auto, le stesse che contribuivano alla sua nascita.

La vettura doveva essere prima pensata e disegnata su carta, solo poi pensavano ad un suo modellino, realizzandolo sempre loro.

Ce lo si ricordava, specie dopo l’alluvione del 1967 quando molto del nostro patrimonio storico finì sott’acqua, oramai irrecuperabile.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, il padre di Simone, Oscar Scaglietti.

Era solito dire che le loro auto partissero sempre da una struttura scarna, sulla quale loro dovevano disegnare delle forme, creando dal nulla un’auto e facendolo secondo il loro ingegno e sapere.

Utilizzando spessissimo l’alluminio, materiale al contempo molto leggero e più “malleabile”, le nostra auto dovevano essere prima di tutto leggere e veloci, per noi le corse erano la priorità.

Avevamo due tipi di clientela ben distinti, chi le utilizzava per correre e chi più “tradizionalmente.

Le differenze fra i due tipi di vetture erano nettissime, con quella da corsa (realizzata quasi esclusivamente con dell’alluminio) con degli interni che definire “spartani” è poco, quella da “signore” era molto più rifinita, con interni completi e molto lussuosi.

Dovevano essere in grado di volare per capirci, cercavano di limare il peso da ogni parte fosse possibile, i grammi erano spesso importantissimi.

Oggi le Ferrari sono gioielli tecnologici ma di umano come ai nostri tempi non sembra esserci rimasto molto.

Certo è pur vero che le normative siano cambiate e parecchio negli ultimi anni, specie quando in un dato periodo non ce ne fossero così tante.

Una foto di Simone con l’adorato cane.

Si faceva la macchina punto e basta, così rispose mio padre ad una precisa domanda qualche anno fa.

Certo è pur vero che omologare una auto non sia mai stato facile, le memorie di famiglia mi dicono che l’elenco delle cose e delle procedure non fosse esattamente corto.

Se sapessi cosa dovettero fare perché le nostre auto fossero omologabili con i crash test.

Anche quando uno dei regolamenti cambiava con la produzione in corso, pensa che qualche volta visti i costi altissimi furono costretti a “raddrizzare” un esemplare già usato in precedenza, e qualche volta per più volte.

Omologare una auto in varie parti del mondo.

Ricordo quanto gli dispiacesse vedere sbattere una delle loro creazioni, magari una di quelle che oggi definiamo autentiche opere d’arte su ruote, contro un muro o sfracellata da un urto laterale.

Non ti racconto cosa comportasse per una azienda artigianale come la nostra il modificare le auto per il mercato inglese e con la guida a destra.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone…..ecco hai centrato la questione, credo che quel loro lavorare con quella passione…..

Quelle notti passate a pensare, disegnare, modificare, credo sia uno dei più bei “ritratti” di una certa storia motoristica, quella che ci appassiona così tanto, ed è esattamente ciò che desideravo da tempo poter leggere.

Sai una Lotus, una Bugatti, una Porsche o una Lamborghini ora sono iper tecnologiche e spesso abbastanza simili fra loro.

Condividono gli stessi componenti elettronici, magari le stesse sospensioni, molte sono basse e magari scomode, così veloci e non le puoi nemmeno scatenare visti i tanti limiti, secondo me con troppa elettronica si guida da sola.

Io non riuscirei a spendere 1 milione di euro per una supercar moderna, spenderei più volentieri qualche decina di migliaia di euro per un alfa romeo spider del 68.

Mi da molte più emozioni il toccare quei volanti e quei pulsanti di bachelite, gli spifferi di una capote che non si chiude benissimo.

Ecco magari una Dino 246 GTS, una di quelle auto che adoro e che non costa un milione di Euro, e la devi saper guidare, se non sei capace potresti rischiare di uscire alla prima curva.

E che dire di una Ferrari California ???

Per me la più bella autovettura del mondo, con quella sue linee ed una eleganza che nemmeno una Aston Martin riesce ancora a raggiungere.

La Ferrari California passo lungo era la preferita di mio padre, tutti i musetti erano fatti da lui, si è fatto le mani su quella auto.

Simone se posso, Voi avete ad oggi qualche modello delle auto da Voi create?

No, nulla di nulla.

Tu oggi fai tutt’altro, se non ricordo male mi dicesti che stai proseguendo una attività comunque di famiglia, quella che era della mamma, producendo profumeria di alta gamma…

Si ora faccio il “naso” creo profumi, per me ed anche per conto terzi.

Ho voluto creare una linea ispiratami dalla storia della mia famiglia, e l’ho chiamata Sergio Scaglietti Racing Line.

Al momento con 4 fragranze, dedicate a Gilles Villeneuve e Clay Regazzoni, piloti che tra l’altro frequentavano casa mia …io Gilles l’ho visto 3 volta a pranzo, mentre Clay spesso si vedeva con mio padre quando veniva a Modena.

Si li ricordo quando eravamo davanti a quel caffè, mi devi mandare per cortesia ancora qualche depliant se e quando riesci.

Certo spererei di poterteli dare a brevi mano, mi farebbe piacere fare altre due chiacchiere fuori da casa.

Certo, sempre con molto piacere.

Sai mi è molto dispiaciuto non essere riuscito a farti conoscere mio padre, ma è stato davvero un brutto anno per me e la mia famiglia.

Caro Simone anche a me è dispiaciuto tantissimo, ma avendo intuito che non stesse bene non ho nemmeno insistito, mi è sembrato giusto farlo oggi e così.

Mi avrebbe fatto piacere conoscere un autentico mito, mio e di molti altri, ma son certo che Tu stia ricordandolo come merita.

Grazie a te spero di vederti presto.

Assolutamente, lo spero tanto anche io.

Scaglietti, la storia con il figlio e il nipote Simone, la terza delle tre foto inedite.

Dannatavintage e la storia motoristica italiana.