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Alfa Romeo ALFETTA – quando la Alfa Romeo.

Alfa Romeo ALFETTA.

L’auto della schiacciante supremazia del marchio sui circuiti.

Prima con le P2 che nel biennio 1924-25 furono letteralmente imbattibili…..

successivamente con le P3 (1932-35) che vinsero molto…….

tra il 1938 e il 1951 con le 158 e 159 (1,5 litri) in otto stagioni conquistarono due Campionati del mondo (50 e 51).

Fra gli assoluti protagonisti Enzo Ferrari, che con una di quelle auto decretò il declino delle auto teutoniche che stavano stravincendo, per poi riuscire a battere le stesse vetture Alfa Romeo con le Sue auto.

Alfetta 158.

Prima della seconda guerra mondiale la casa del biscione era controllata dallo stato.

Nonostante la sua produzione abbracciasse settori diversi, i motori aeronautici e gli autocarri militari, armi ecc. , e sempre nonostante Mussolini avesse per il marchio un certo rispetto e riguardo.

Fra i piloti l’immenso Tazio Nuvolari, che vinse con una certa fatica al Nurburgring nel 1935, riuscendo a battere le auto tedesche che stavano già dominando la stagione, il Drake volle provare ad interrompere quel dominio che durava da troppo tempo.

Alfa Romeo ALFETTA, nel 1937 presso l’officina di Enzo Ferrari.

Iniziarono a lavorare su una Alfa Romeo, aiutato da Gioachino Colombo ex progettista Alfa Romeo che aveva lavorato con Vittorio Jano.

Presero le soluzioni di Jano proposte sulle P2 e P3 montando un motore bi-blocco in lega leggera, otto cilindri in linea, due alberi a camme in testa ed un compressore Roots.

Sospensioni a ruote indipendenti.

Le anteriori con balestre trasversali e bracci longitudinali, dietro con bracci oscillanti, il telaio tubolare, perché la vettura fosse più bassa possibile montarono un albero di trasmissione con cascata ad ingranaggi.

Il primo 1500 cc da otto cilindri della Alfetta.

Alfa Romeo ALFETTA, Colombo decise di apportare altre modifiche alle auto di Jano.

Un’auto che sembrava avere tutte le carte in regola per poter essere subito competitiva, iniziarono a testarla e fra i piloti/tester vi fu Enrico Nardi che qualche anno dopo sarebbe diventato famoso per i suoi fantastici volanti.

Ma strutturalmente notarono subito che il telaio tendesse a torcersi con una certa facilità, corsero subito ai ripari rinforzandolo, sistemando anche alcune noie sulla affidabilità del motore.

Il logo Alfa Romeo dell’epoca.

Alfa Romeo ALFETTA, nel 1938 nasceva la Alfa Corse,  la divisione sportiva della casa del biscione insieme alla scuderia Modenese di Enzo Ferrari.

Intesa raggiunta dopo alcuni screzi, nati fra il drake e la dirigenza della Alfa Romeo, quando non voleva riconoscere al Drake di essere il principale artefice dei molti successi avuti negli anni precedenti.

Enzo Ferrari venne nominato direttore sportivo, di contro la casa di Arese rilevò l’intera struttura ed i materiali della sua officina nei pressi di Modena.

1958 dopo essere state prelevate dal caseificio e nel GP delle Nazioni di Ginevra.

Arrivava la 158, una Alfa Romeo da 1500 CC ad 8 cilindri.

In quello stesso anno decisero di partecipare ad alla Coppa Ciano a Livorno; che era „divisa“ in due gare; una di 232 chilometri come gara di distanza ed una di 145.

Nei box non furono in pochi ad andare a vedere quell’auto, colpiti soprattutto dal suo bel colore rosso e dalle ruote color argento.

Fangio con la sua 159, 1951 GP d’Inghilterra.

Nella prima gara conquistarono le prime due posizioni.

Peraltro battendo le Maserati, con Emilio Villoresi fra i migliori piloti e con una media di 134 km/h, vicinissima a quella della Mercedes che vinse il GP con 140 km/h di velocità media.

Poi a Pescara, dove ebbero problemi all’accensione, rifacendosi in quella successiva a Monza con un’altra doppietta, peccato però che a Modena le quattro vetture schierate per problemi meccanici furono costrette a ritirarsi.

Le 158 in quelle competizioni sviluppavano una potenza di circa 225 cavalli, ma ebbero continui problemi all’accensione e alla lubrificazione.

Farina con la sua 158 durante il GP d’Inghilterra del 1950.

Alfa Romeo ALFETTA, durante la pausa dalle gare.

Gli ingegneri della Alfa Romeo con Enzo Ferrari si misero a lavorare con una certa intensità sui motori, montando nuovi cuscinetti a rulli conici e nuovi scarichi, modificando poi quanto ritenessero di fare per poter ottenere un certo incremento sulla potenza, passando appunto dai 225 cavalli ai (quasi) 240.

Ed arriviamo al 1939, in quello stesso anno arrivò una sorpresa dalla Germania, la Mercedes in occasione del GP di Tripoli presentò una nuova vettura, da 1,5 litri con un motore V8 che nella struttura/telaio ed esteticamente sembrava una replica „ridotta“ della loro 3 litri a 12 cilindri che correva nella categoria superiore.

La gara fu dominata dalle vetture teutoniche che si piazzarono al 1° e 2° posto dominando l’intera gara, l’unica Alfetta arrivata al traguardo arrivò terza con un distacco di oltre quattro minuti, le altre quattro Alfa Romeo e le sedici Maserati si ritirarono per problemi meccanici.

Alfa Romeo ALFETTA, in tutta fretta riportarono le vetture della Alfa Corse al Portello.

Modificando subito l’impianto di raffreddamento che causò tutti i ritiri, migliorarono ancora una volta la lubrificazione ed apportando alcune importanti modifiche alla carrozzeria.

La categoria Vetturette vedeva così tre protagonisti, Alfa Romeo, Maserati e la Mercedes con quella sua auto subito così vincente.

Nei mesi successivi e dopo le modifiche le Alfetta vinsero a Livorno, Pescara e Berna, fra i piloti va assolutamente citato Farina che in molti ricorderanno per quella vittoria proprio contro le Mercedes su un circuito molto bagnato dopo una copiosa piovuta.

Improvvisamente dalla casa madre in Germania arrivò l’ordine di ritirarsi dalla categoria vetturette, l’impegno bellico per loro aveva preso il sopravvento, lì dovevano essere concentrati tutti i loro sforzi.

Nell’abitacolo era presente un serbatoio di riserva, vicinissimo al pilota.

Nel 1940 a Tripoli nel mese di maggio si svolse l’ultima competizione e dove le Alfetta dominarono.

Con l’arrivo della guerra tutto venne sospeso, le Alfetta vennero portate a Melzo in una fabbrica di formaggio e li coperte in attesa di poter essere riprese alla fine del conflitto mondiale.

La 159 vettura superiore nelle prestazioni alla versione precedente la 158.

Nel 1945 a guerra finita.

Le auto vennero prelevate dal caseificio e riportate al Portello, però non corsero subito vista la mancanza di pneumatici sino al giugno del 1946, in quello stesso anno riiniziarono partecipando al GP delle Nazioni a Ginevra.

Dovendo „sgranchire“ le auto parteciparono ad alcune (pochissime) gare „di contorno“, volevano verificare se le auto avessero dei problemi e se nel caso risolverli subito, per poi poter ripartire nelle migliori condizioni.

Lo schema della 159 nella sua parte anteriore.

Sempre la 159, con i due grandi nuovi serbatoi, resisi necessari visti gli incrementati consumi di carburante.

Alfa Romeo ALFETTA, e qui entrò in gioco l’ingegner Satta Puliga.

Progettò il nuovo compressore bi-stadio dopo aver sostituito il Colombo fra gli ingegneri della Alfa Corse,  rimase vicino a Enzo Ferrari e con lui realizzò la prima Ferrari a dodici cilindri.

La nuova Alfetta 158 con 254 cavalli a 7500 giri ed una ripresa dai bassi regimi sensibilmente migliorata, diventò subito l’auto da battere, specie dopo la vittoria di Farina.

Nel 1947 la FIA modificò il regolamento sulle cilindrate, 1500 cc per le sovralimentate e 4500 cc per le aspirate, permettendo così alle Alfetta di poter entrare nella massima categoria e lasciare quella vetturette.

1950 nei box a Silverstone.

Alfa Romeo ALFETTA, nel passaggio alla nuova categoria.

Consci nel dover lottare contro auto con cilindrate triple modificarono ancora i motori, mantennero i compressori bi-stadio e con le altre modifiche riuscirono a raggiungere come potenza massima i 275 cv a 7500 giri.

Approntarono anche la 158/47 una vettura sperimentale che sviluppava 35 cavalli in più, con la quale perì nel maggio del 1948 Achille Varzi in un incidente a Berna, durante alcune prove per lo sviluppo della vettura, dopo il tragico evento decisero di ritirare e mai più utilizzare la 158/47 se non sul finire della stagione.

Nelle gare di Milano e Monza la Alfa Corse si trovò difronte la nuova Ferrari, una dodici cilindri di 1500 cc progettata sempre dal Colombo, riuscendo però a batterla.

Nel 1949 iniziarono purtroppo con altri due lutti.

Perì il Conte Trossi dopo una malattia che lo aveva colpito da tempo e Jean Pierre Wimille in un incidente, decisero così di ritirarsi dalle corse lasciando campo libero alle Ferrari ed alle Talbot.

Alfa Romeo ALFETTA, fu introdotto il Campionato Mondiale Conduttori nel 1950.

In quello stesso anno la Alfa Corse aveva già deciso; ad ottobre dell’anno precedente; di ritornare a competere, però con una nuova versione capace di sviluppare 350 cavalli a 8600 giri.

Auto peraltro famosa per il ringhio del suo propulsore che in molti ai tempi definirono sin quasi assordante.

Si aggiudicarono tutti gli undici GP a cui presero parte in quell’anno, vincendo le gare con velocità massime e medie ineguagliabili, con le tre effe tra i piloti Farina come campione del mondo e con Fangio e Fagioli.

La sospensione posteriore a ruote indipendenti.

Ferrari non stette certo a guardare gioire la sua „vecchia“ scuderia.

Con Aurelio Lampredi volle sviluppare una nuova versione che potesse controbattere il dominio Alfa Romeo, realizzando una vettura da 4,5 litri a 12 cilindri.

Nel 1951 l’ingegner Colombo „“tornò““ alla Alfa Corse, lavorando su quell’otto cilindri che conosceva piuttosto bene riuscendo ad incrementarne vigorosamente la potenza, arrivando a 420 cavalli a 9600 giri, lo stesso motore al banco riusciva a raggiungere i 10.500 giri/minuto, con (però) consumi altissimi.

Certe velocità e prestazioni implicavano consumi molto più elevati, furono costretti a montare nuovi e maggiorati serbatoi, a discapito di un’estetica che pesantemente ne risentì.

Il tutto incrementò e non poco i pesi delle vetture, costringendoli a cambiare anche le sospensioni posteriori montando bracci oscillanti con un PONTE DE DION e rinforzando vigorosamente anche il telaio.

254 chilogrammi in più rispetto alla sua prima versione. con un peso complessivo di 1067 kg, cosa che non impedì di raggiungere la ragguardevole velocità massima di 320 km/h.

Alfa Romeo ALFETTA, cambiarono la sigla che identificava le vetture, passando da 158 a 159.

Era un’auto difficile da guidare, sfiniva spesso i piloti che erano sottoposti a sforzi importanti, ciò nonostante vinse i GP di Berna, SPA e Reims, battendo in primis le valide e potenti Ferrari.

La copertina, Giuseppe Farina sulla 158.

Ho ucciso mia madre.

Nel GP d’Inghilterra, durante una gara piena di colpi di scena, il pilota Ferrari Gonzales riuscì a battere la Alfa Romeo di Fangio………

Enzo Ferrari ricevutane la notizia pare avesse proferito quelle parole.

Le Ferrari vinsero ancora nel GP d’Italia e di Germania, arrivando a non poter partecipare in quello di Spagna per un errato dimensionamento degli pneumatici, lì vinse Fangio conquistando il mondiale.

Quando la Alfa Romeo.