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Volvo LCP 2000 – concept Volvo.

Volvo LCP 2000.

 

       Un’auto pensata „pesante“.

 

Quando penso ad una Volvo non mi immagino certamente un’auto dal peso contenuto, un mezzo sicuro deve essere „tosto“ anche nel peso, e non credo di essere l’unico a pensarlo, ma il prototipo di oggi è quello di un‘auto molto leggera e con consumi di carburante contenutissimi, risultati ottenuti anche grazie all’impiego di materiali in quegli anni „alternativi“.

Un cofano anteriore piccolo, perfetto per dei motori di quella cilindrate.

Il portellone posteriore in plastica che era anche una portiera.

       Volvo LCP 2000, quella sigla LPC può farci intuire qualcosa.

       Light Component Project, pensata nel 1976 e presentata nella sua versione più definitiva nel 1983 in primavera, diversa rispetto alla sua primissima versione (Ellen) che oltre a poter montare un propulsore elettrico era più piccola.

La LPC 2

L’ultima versione, la 4.

      Un team con a capo l’ingegner Rolf Mellde, quattro gli esemplari realizzati.

Molto simili fra loro, con differenze che riguardavano i materiali impiegati ed il tipo di motore montato (uno dei due disponibili che leggeremo), aveva anche un buon coefficiente aerodinamico (cx 0,25) per una due volumi a cuneo con il portellone posteriore in plastica.

 

Interni distanti rispetto a quelli che siamo abituati a vedere in una Volvo, ma era pur sempre un prototipo.

I parametri stabiliti dall’ingegnere ed il suo staff.

Un peso che non superasse i 700 chilogrammi, ospitasse due persone comode davanti ed altrettante sul sedile posteriore montato al contrario visto quel portellone/portiera, in grado di  percorrere 100 chilometri con quattro litri, impiegarono un‘ampia varietà di materiali per la carrozzeria (plastiche diverse e parti in alluminio) con addirittura i telai delle portiere in fibra di carbonio (una novità di una certa rilevanza in quegli anni).

       Volvo LCP 2000, due motori turbodiesel.

A tre cilindri, uno da 1,3 litri e 50 cavalli che prevedeva l’impiego di magnesio ultraleggero.

Un 1,4 litri in ghisa e 90 cavalli termicamente isolato, utilizzava l’olio motore come refrigerante non avendo la camicia di raffreddamento nella testata,

Entrambe i propulsori prevedevano un cambio a cinque rapporti o in alternativa un automatico a variazione continua e controllo elettronico, la trazione anteriore.

 

Optarono per la motorizzazione diesel abbandonando quella elettrica.

Erano anni in cui lo sviluppo di quella tecnologia era ancora agli inizi e comportava un sensibile aumento del peso, cosa che non gli avrebbe mai permesso di raggiungere il parametro fra i più importanti, va ricordato che previdero anche l’ utilizzo di oli „diversi“, come quello di colza che noi solo una decina di anni fa lo scoprimmo fra gli “”alternativi””.

Io di quel periodo ricordo molte auto non piccole e spesso con motori di cilindrate elevate (specie per i diesel), non mi pare di ricordare una grande attenzione per i temi che spinsero quel team se non quando capitava che le auto di famiglie e o lavoratori dovessero stare ferme per un blocco o per le targhe alterne.

Per fortuna molte delle innovazioni sono state riprese negli anni successivi, oggi è esposta presso il museo Volvo.

 

       Concept Volvo.

Il sedile posteriore montato al contrario, i bagagli (pochi) erano sistemabili nello spazio vicino e sotto.