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Anni 50 e il design italiano – seconda parte.

Anni 50 e il design italiano.

Su questo decennio ognuno di noi ha letto qualcosa, o si può ricordare un particolare brano di un libro, magari uno di scuola.

Quando il numero di auto ed elettrodomestici iniziarono a diffondersi veramente, quando il tenore di vita medio crebbe di più rispetto ai decenni precedenti; specie quelli più „vicini“ ai due conflitti bellici; esattamente quando furono gli stessi designer a voler creare delle nuove sinergie con delle aziende, o in taluni casi a fondarne loro stessi di nuove e spesso facendolo in team, affinché molte delle loro idee non fossero più modelli unici, ma prodotti e resi visibili ad un maggior numero di persone.

Charles e Ray Eames sedia per ufficio Herman Miller poi Vitra 1958 – quante ne abbiamo viste di così e/o molto simili???

Credo assolutamente che quell’importante incremento nelle richieste.

Quelle che invogliarono alcune fra le tante aziende storiche ad orientarsi si su nuovi prodotti, ma soprattutto nel dover cambiare in parte le proprie “linee” facendone nascere di nuove, con una “nuova visione” sul concetto e fare del design, rendendolo il più possibile attuabile e coerente con i nuovi desiderata di così tante persone/clienti, “staccandosi” appunto da quell’essere spesso pura espressione di un estro e/o rimanere “fine a se stesso”.

Osvaldo Borsani poltrona P40 Tecno 1954.

Pierantonio Bonacina poltrona sospesa 1957.

Zanuso divano Sleep of Magic 1954 per ARFLEX.

Luminator – Achille & Pier Giacomo Castiglioni 1954.

 

Dalle mie frequentazioni cartacee, in mercatini di vario genere, dialogando con altre persone, ho sempre avuta la convinzione che il decennio ‚50 sia stato il vero viatico per ottenere certi risultati, il decennio che ha dato la spinta a tutti i successivi.

Bruno Munari secchiello per ghiaccio 1954 – Sua la frase “la semplicità è la complessità risolta”.

Anni 50 e il design italiano, le collezioni.

Un nuovo termine che indentificò subito un certo tipo di prodotto e la sua gamma di appartenenza, comprendendone anche alcuni che potevano sembrare „“superflui/meno indispensabili““; per pochi diremmo; citerei ad esempio il secchiello del ghiaccio di Bruno Munari del 1954 prodotto da Zani & Zani, che trovo particolarmente interessante.

Gio Ponti poltrona Distex 1953.

La Lounge Chair di Charles e Ray Eames 1956.

Poltrona Egg- Arne Jacobsen 1958.

Anni 50 e il design italiano, il settore elettrodomestici stava registrando una crescita vertiginosa.

Con prodotti che spesso superavano nei numeri quello che per molti poteva sembrare il più importante; la televisione; che con l’arrivo di frigoriferi, forni elettrici, cucine a gas, esplose nei numeri, con tutti molto richiesti e finalmente prodotti in grandi numeri.

Le cucine delle case di molti italiani iniziarono a dotarsi di molti fra quegli elettrodomestici visti in TV, nella casa di amici o su una rivista, a crescere di più nei numeri furono il frigorifero e la televisione, seguiti dalla lavatrice e la nuova cucina a gas.

Un frigorifero proposto dalla Singer alla fine degli anni 50.

Cucina componibile fine anni ’50.

Le lavatrici stavano iniziando realmente a diffondersi, nonostante avessero dimensioni quasi sempre ingombranti.

Con l’arrivo anche di nuovi strumenti.

Capaci di accelerare e rendere meno pesanti alcuni lavori svolti in casa, lucidatrici, macchine da cucire più piccole ed elettriche, tostapane, ventilatori, quando c’era “l’economia domestica”.

Elettrodomestici Fiat alla Fiera Campionaria – Milano 1958.

Ventilatore da tavolo e scrivania Marelli – design industriale anni 50.

Eletrolux, la lavastoviglie D10, soprannominata “La bacinella tonda” 1959.

Illustrazione pubblicitaria firmata Cecchetti dell’azienda Rem, 1955.

Ricordo quando da piccolo andai con mio nonno da una sua cliente che lavorava in casa, nel tinello dove aveva la sua nuova macchina da cucire elettrica che le aveva venduta lui, quando si lavorava e tanto in casa, quel tipo di „indotto familiare“.

1956 la macchina per cucire Mirella, Compasso d’Oro.

Necchi Bu Nizzoli compasso d’Oro.

I designer iniziano ad occuparsene anche loro.

Invogliando molti italiani a modificare quella spoglia fila di elettrodomestici oramai datati e fargli pensare ad una cucine componibile; con tutto incassato ed ordinato; per poi magari andare in uno dei nuovi salotti e li vedere anche la TV Phonola 1718, che non era più appoggiata sempre e solo sul „mobile buono“ dove spesso si trovava anche una mastodontica radio.

Dario Montagni , Sergio Berizzi , Cesare Butté, Phonola 1718.

Oltre ai molti designer ed aziende già citati domenica scorsa ne emersero altri e personalmente citerei ancora Giulio Castelli (Kartell) e Adriano Olivetti.

Il casalingo in plastica, un materiale pratico facile da pulire ed economico.

Anni 50 e il design italiano, un decennio in cui due prodotti diventarono essenziali.

Il petrolio ed un suo derivato la plastica, con il primo che con benzine, gasolio e gas, divenne il propellente per i macchinari, il suo derivato fra i principali materiali per involucri, parti interne ed esterne di molti fra gli oggetti trovabili nei negozi di allora.

Roberto Menghi tanica per benzina Pirelli 1958.

 

Se rompevi il guscio esterno di un dato prodotto ne potevi acquistare uno nuovo.

Con prezzi decisamente più ridotti rispetto a quelli che ne montavano uno in metallo; che oltre ad essere più caro era anche spigoloso; diventarono così più leggeri ed economici e quasi subito beni di largo consumo usufruibili da un ben maggior numero di persone, quando prima erano spessissimo beni strumentali per pochi.

Olivetti e la Sua storia.

Ettore Sottsass Jr. Olivetti progetta Elea 9003, il primo calcolatore italiano, col quale si aggiudica il Compasso d’Oro nel 1959 (un secondo nel 1970 per Valentine).

Locandina pubblicitaria di Giovanni Pintori per la macchina per scrivere portatile Lettera 22 premio Compasso d’Oro 1954.

Locandina pubblicitaria di Giovanni Pintori, graphic designer, per la macchina per scrivere portatile Lettera 22, pubblicata su riviste e quotidiani italiani nel 1959 e nel 1960.

La Olivetti fu fra le principali aziende a credere sin da subito sulla pubblicità, coinvolgendo artisti e designer di assoluto livello.

Manifesto pubblicitario disegnato nel 1954 da Raymond Savignac per la macchina da scrivere portatile Lettera 22.

Manifesto pubblicitario disegnato nel 1955 da Giovanni Pintori, graphic designer, per la macchina per scrivere Lexikon 80.

Pubblicità Olivetti 82 Diaspron, disegnata nel 1955 da Giovanni Pintori, graphic designer.

Olivetti lettera 22, Nizzoli compasso d’Oro 1954

Olivetti Lexicon 80 di Marcello Nizoli, nel 1952 un esemplare al MOMA un esemplare entra nella mostra permanente.

Un negozio Olivetti.

Olivetti disse, una macchina da scrivere non deve più essere un gingilllo da salotto, ma finalmente qualcosa di utile per tanti.

Per andare a lavorare o nei negozi ci si poteva spostare con la propria auto, una utilitaria magari, una fra la Nuova Fiat 500 (Dante Giacosa 1957) o la 600 (1955), l’auto iniziò così a diventare per tutti ed anche per chi decise di vendere o utilizzare meno la propria Piaggio Vespa ( design Corradino d’Ascanio 1946) o la Lambretta Innocenti (design Pierluigi Torre e Cesare Pallavicino, 1947), ci si spostava di più e meglio, riuscendo a raggiungere mete ben più lontane rispetto a quanto si potesse fare prima.

Alfa Romeo Giulietta Sprint Coupe 1954 Bertone.

Con alcuni Carrozzieri italiani che proposero alcune fra le auto più belle e ricordabili, ed io oggi vorrei farlo con una Alfa Romeo ed una Lancia.

Anni 50 e il design italiano, magari invogliati da una pubblicità vista in tv con il Carosello.

O su uno dei tanti cartelloni affissi lungo una strada, anche la pubblicità stava cambiando, diventando uno strumento molto più funzionale e fondamentale rispetto al decennio precedente.

Albe Steiner La Rinascente 1953.

Erberto Carboni packing Barilla.

Anni 50 e il design italiano, nuovi materiali.

Con l’impiego della Gommapiuma, vimini, plastiche, che in se oltre ad essere più duttili erano nella maggior parte dei casi molto più economici riparabili e sostituibili.

Gino-Sarfatti-lampada-1952, per Knoll.

Foto 2 – Gino Sarfatti lampada anni 50.

Terza foto – Gino Sarfatti lampada anni 50.

Quarta foto – Gino Sarfatti lampada anni 50.

Un libro dedicato a Gino Sarfatti e le sue lampade.

 

Anni 50 e il design italiano ed i colori.

Si passò da una quasi uniformità di tinte all’impiego di una serie di colori, presenti anche in una lampada da tavolo o un mobiletto per il tinello ma senza mai esagerare, senza mai raggiungere i livelli visti pochi decenni dopo, negli anni ‚70.

BBPR Arredamento completo per ufficio, Olivetti anni 50.

La Serie Spazio di Olivetti, disegnata nel 1960 dagli architetti Barbiano di Belgiojoso, Peressutti e Rogers (il “Gruppo BBPR”).

Coffee table vitra – Isamu Noguchi 1944 inserito in un salottino anni ’50.

Collezione Tulip – Eero Saarinen 1953.

Contenitori D.655.1 e D.655.2 di Gio Ponti 1952.

Potence – Jean Prouvé lampada del 1950.

Salotto stile anni 50.

Salotto Vintage Anni 50.

E magari ricordando quanti siano i tanti fra quei mobili ed oggetti ad essere stati riprodotti nuovamente, o che io o Tu abbiamo cercati in un mercatino o un’asta su internet.

 

Il decennio ‚50.