DannataVintage.com

Il primo Ciao – prototipo a due ruote.

Il primo Ciao.

Il primissimo prototipo del Piaggio Ciao e….

Guardando le sole foto magari, quella lamiera stampata per il telaio e le sospensioni anteriori a “biscottino” oscillante, viste poco dopo sul ciclomotore presentato una dozzina di anni dopo e prodotto in 3,5 milioni di esemplari a Pontedera.

Corradino d’Ascanio, (Popoli, 1º febbraio 1891 – Pisa, 5 agosto 1981).

Eravamo nel 1955 quando venne allestito questo one-off a due ruote, su disegno di Corradino d’Ascanio che (rimanendo in casa Piaggio) ricorderemo sia per la Vespa che l’Ape, con proprio quei due esemplari che appena usciti sul mercato riscossero un certo ed indiscusso successo, così evidente dal rendere le catene produttive poco capaci di far fronte alle richieste di clienti subito entusiasti.

Un cinquantino, un ciclomotore, che sembrava già bell e pronto, specie guardando la completa dotazione in sospensioni, fanali e il cavalletto centrale.

Il primo Ciao, lo sappiamo in che periodo fossimo.

Come non credo sia difficile comprendere i perché si aspettarono quei dodici anni per vedere il Ciao che; oltre ad essere una novità; sono convinto sia uscito sul mercato ed integrato il listino Piaggio nel momento giusto.

Per fortuna sia il prototipo che i suoi disegni furono conservati, per poi essere “spostati” su quel ciclomotore a pedali che divenne a mia memoria il più diffuso e visibile, supponendo (con una discreta sicurezza) che il capace ed intuitivo progettista abbia voluto conservare il tutto in previsione futura, proprio quando arrivò un “cinquantino” (49,77cc) proposto in sei versioni dal 1967 al 2006 con il modello Ciao Kat Euro 2.

Il Sig. d’Ascanio depositò il brevetto il 30 settembre 1955 a Milano per conto della Piaggio & C. S.p.A.

Foto visibile nel Museo della Piaggio, con sul retro riprodotti i disegni del Sig. Corradino d’Ascanio.

Il primo Ciao, dai disegni:

Due semigusci stampati in lamiera e saldati elettronicamente fra loro.

Il parafango posteriore che incorpora anche il serbatoio per la miscela, con un ridotto spazio per il piccolo kit degli attrezzi.

Le sospensioni posteriori formate da due molle elicoidali protette da dei soffietti in gomma.

Un piccolissimo fanalino posteriore alloggiato sul parafango ed uno tondo sul manubrio anteriore.

Non certamente ultimo il cavalletto centrale ancorato ai carter motore in fusione, per il quale fu depositato un apposito brevetto.

Concludendo su Il primo Ciao.

Esteticamente ci sono sicuramente delle differenze, è ovvio e comprensibile visto che passarono dodici anni, ma le caratteristiche in comune fra i due modelli penso non lascino alcun dubbio.

E senza dimenticarmi che; quel ciclomotore a pedali; sconquassò in una certa parte un mercato che vedeva fra le principali protagoniste delle biciclette con un motore “agganciato” sul loro telaio in un secondo momento, divenendo subito un piccolo mezzo di locomozione più stabile e confortevole.

Con una “ruota alta”, differenziandosi sostanzialmente dal loro modello di maggior successo, La Vespa, che invece ne montava una dal diametro ben più ridotto.

Prototipi a due ruote.