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Le prove vintage – quei mercatini.

Le prove vintage.

Ho anche io un impermeabile nel mio baule, seppur temo che dovrei scrivere lo avevo, poco prima che mio figlio scoprisse che quella strana cosa quasi ovale e con un elastico che ti permette di agganciarla sotto la pancia sia di una certa marca.

Ancor prima di iniziare, ancora quando non sapevo nemmeno quale avrei scelta.

Ho subito ricordato alcuni momenti miei.

Quelli che molto probabilmente erano gli stessi vissuti da chi aveva acquistata quella rivista in quel dato anno e mese.

E magari come capitato a me in una domenica autunnale seduto fuori in giardino a leggersela, senza tanti telefonini o “distrazioni moderne”.

Non fa nulla se dopo aver guardata la data riportata su questa rivista scopri che io non eri nemmeno lontanamente nato.

Io di nastro ne ho sempre almeno un rotolo, mi serve per tenere insieme una di quelle pipe che oramai senza sarebbero inservibili, ma mi ci sono affezionato.

Ho pensato ad una delle risposte date ad un gentile signore sul mio blog, Lui che mi aveva chiesto qualcosa sul prototipo di un bus.

Ho riletto la mia risposta trovandola perfettamente calzante con oggi.

Con i perché sia qui davanti al mio portatile ed iniziato a scrivere.

Pensando subito a tutte le volte che vado a Castel Goffredo e con un certo entusiasmo, tutte le volte e mai nessuna più o meno di un’altra e così consueta dall’essere sin quasi diventata abitudinaria.

Quando oramai la borsina in plastica bianca.

Loggata con il simbolo della manifestazione contiene qualcosa.

A prescindere dai tanto o poco ma qualcosa ci deve essere sempre dentro.

Mi fermo in uno dei due caffè che ho preferiti ad altri e contatto mia moglie.

Nei primissimi anni ’90 ricordo alcuni giovani fermi ad un semaforo e non appena diventava rosso ti si avvicinavano con quei kit di pronto soccorso.

Le prove vintage, lì ognuno mostra all’altro i suoi trofei di caccia.

Talvolta facendosi riguardo nel dirne il prezzo, temendo di averlo pagato troppo.

Temendo che il bancarellista oramai ti conosca o sappia benissimo che con quello sguardo non starai troppo lì a chiedergli degli sconti.

Sembra saperlo benissimo oramai.

Spesso ci vado ostinandomi nel voler comperare solo una data cosa.

Ma poi capito davanti alla bancarella del gentilissimo signore inglese e vi trovo sempre qualcosa di strano.

Difficile che non accada.

L’unica cosa ad avermi fermato quelle due o tre volte è stato un prezzo sparatomi alto e precisando che quello fosse.

Il cavo di rimorchio, ne avevo uno, uno di quelli con delle specie di molle ricoperte di gomma ai due stremi, l’ho buttato una decina di anni fa e mai ricomperato.

Le prove vintage, ma sicché.

La rivista di oggi arriva da una bancarella poco distante in quella che non è una piazza gigantesca e mi sono abituato a percorre seguendo lo stesso percorso almeno tre volte, ogni volta almeno tre volte.

Lui una delle persone più disponibili e gentili che abbia incontrato sinora dietro una bancarella di un qualsiasi mercatino domenicale.

Con una volta davanti e un’altra dietro la bancarella di un ragazzo che trova sempre cose così particolari, suoi sono molte delle cose appese incorniciate sul vano scale e il muro perlinato che divide la stanza grande della taverna.

Ricordo due episodi, il primo dell’Alfasud di famiglia che costrinse mio padre ad avere sempre con se una di quelle taniche piena d’acqua, la seconda con quello che era un amico tanti anni fa e che era solito verificare troppo spesso quanto riuscisse la sua auto a percorrere strada in riserva.

Quei mercatini.