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Alfa Romeo P2 – Alfa Romeo nella storia.

Alfa Romeo P2.

Tutto il materiale ivi presente arriva dalla mia biblioteca personale, ed oggi ho “utilizzato” quattro libri per stendere quanto andrai a leggere.

  1. Introduzione
  2. La Squadra Alfa Romeo ed i suoi concorrenti.
  3. Breve scheda tecnica.
  4. Cenni storici
  5. L’avvicendarsi di episodi durante la gara.
  6. I due co-piloti.
  7. La fine della gara ed il suo ordine d’arrivo.

La Alfa Romeo P2, auto che dal 1924 al 1930 vinse molte competizioni.

1) Più o meno recentemente ho letto due libri sulla storia dei Florio.

Avevo già proposto qualcosa su questo grande pilota, qui nel LINK.

 

Achille Varzi conquistò la vittoria avendo fra i rivali Louis Chiron su Bugatti, facendogli ottenere una vittoria inaspettata visto che le Bugatti erano da cinque anni le dominatrici con la loro velocità ed affidabilità, resistenti e con piloti tenaci le cronache di allora le definivano.

2) Alfa Romeo P2, ma come riuscì l’Alfa Romeo a battere una concorrenza così forte ?

Con una squadra corse fatta da uomini ed auto provenienti dalle corse più importanti, la P2 era fra quelle che dal 1924 stava ottenendo molti successi nelle competizione e proprio per questo ne portarono tre, ma ne partì una sola, appunto quella affidata al Varzi.

I principali concorrenti di quella Targa Florio del 1930.

Divo su Bugatti otto cilindri 2300 sovralimentata già vincitore di due edizioni della Targa Florio.

Conelli sempre su Bugatti, piazzatosi secondo e terzo nel 1927 e 1928.

Chiron ancora su Bugatti che conquistò il giro più veloce nel 1928.

Sulle Maserati Borzacchini, Arcangeli, ed Ernesto Maserati.

OM con Minoia, Morandi, Ruggeri e Balestro.

Il Team Alfa Romeo (che puntava decisamente di più sulle sue 6C Gran Sport 1750); con i piloti scelti da Jano che erano Nuvolari, Varzi, Campari, Maggi, Ghersi.

PS. quell’anno Vincenzo Florio lasciò libera scelta ai team sulle soluzioni tecniche e la scelta delle vetture, ecco perché in taluni casi vi fosse una sostanziosa differenza in cilindrate e “cavalleria” fra le varie auto. 

Solo due dei sei esemplari costruiti sono arrivati ai giorni nostri, uno esposto al Museo Alfa Romeo e quello nella foto di oggi esposto al Museo dell’Automobile di Torino.

Ne partì una sola fra le tre che Prospero Gianferrari (Direttore Alfa Romeo) aveva riacquistate sulle sei complessivamente costruite.

3) Alfa Romeo P2 1930 breve scheda tecnica.

Otto cilindri in linea.

Cilindrata effettiva 1987 cc.

Alesaggio e corsa mm. 61 X 85.

156 cavalli a 5500 giri minuti la potenza massima, elaborata e portata a 175 dalla stessa Alfa Romeo.

Peso a vuoto 690 chilogrammi.

Alfa Romeo P1 a Monza Gran Premio d’Europa, nel 1923, alla guida Antonio Ascari e disegnata da Vittorio Jano, dotata di un sei cilindri due litri con compressore, 118 i cavalli a 5000 giri.

4) Questa vettura nacque nel 1924 per sostituire la P1.

Risultando subito più competitiva, realizzata da Vittorio Jano; che prima di essere nominato Responsabile Ufficio Progettazione Alfa Romeo; si era messo in buona luce con una Fiat vincitrice nel 1922 e 1923 del GP di Monza (prime edizioni) e in Francia sempre nel 1922.

Fu Nicola Romeo a volerlo nel suo team e a chiedergli di realizzare una vettura vincente, celebre la sua Frase:

Senti non mi aspetto che Tu faccia un’auto che superi tutte le altre, ma ne vorrei una che ci faccia fare bella figura………….. e Jano progettò il primo otto cilindri in linea da due litri montato su una Alfa Romeo, doppio basamento, teste fisse in acciaio, doppia camma con trasmissione ad ingranaggi.

Devo precisare che la versione che partecipò alla Targa Florio guidata da Ascari non presentava le stesse modifiche al sistema di alimentazione viste in precedenza, seppur sono da annoverarsi alcune altre modifiche e fra queste:

 

Con chi mi ha preceduto nello scrivere definirla una “mezza altra Alfa Romeo”.

Visto l’uso di parti provenienti da altri modelli, ma credo non si possa evitare di considerare che volendo vincere quella gara e contro concorrenti di assoluto livello (le Sunbeam, le Delage, le Fiat, le Bugatti, le OM e Maserati),  il prenderle fosse cosa buona e giusta, senza dimenticare che il Nostro Achille Varzi fu l’unico ad avere il “coraggio” di guidarla visto che per altri suoi colleghi non risultasse affatto facile da condurre, Campari compreso.

 

Tant’è che nella foto qui sotto si vede Varzi condurre la versione successiva Tipo B chiamata anche P3.

La Tipo B detta anche P3 – 1934-1936 motore otto cilindri in linea, 255 cavalli a 5400 giri, 720 chilogrammi il peso a secco, 262 km/h la velocità massima.

5) Ma torniamo alla gara visto che su questa auto avrai già letto altro e non voglio dilungarmi. 

La gara iniziava con l’avere Achille Varzi e il meccanico Tabacchi davanti alla Bugatti di Chiron, che li tallonò per i primi trenta chilometri, ma loro raggiunsero un minuto di vantaggio che crebbe con il proseguire della competizione, ed arrivando a superare i tre.

Un incidente costrinse Chiron a fermarsi per cambiare due pneumatici, ripartì con il coltello fra i denti pur di recuperare il divario, riuscendovi quando il Varzi si fermò per un necessario rifornimento e sostituire anche lui le gomme alla sua auto.

Ma prima di fermarsi la ruota di scorta dell’Alfa Romeo si sganciò, lacerando la lamiera e andando a danneggiare il serbatoio che iniziava a gocciolare pericolosamente.

Alfa Romeo P2, la gara proseguì con Chiron raggiungere i trenta secondi di vantaggio.

Il nostro Varzi con un’auto che perdeva benzina prese un barattolo e costrinse il suo meccanico a versare carburante nel serbatoio, prendendolo da una tanica “presa al volo” da un altro meccanico, cosa che secondo qualcuno avrebbe dovuto impedire all’Alfa Romeo di proseguire per noie con il regolamento.

La benzina continuava a fuoriuscire, scorrendo sui tubi roventi degli scarichi prese fuoco e da li a poco le fiamme stavano rischiando di invadere  l’abitacolo avvicinandosi in parte sia al pilota che il meccanico, ma Achille Varzi non volle abbandonare la gara e costrinse il suo povero meccanico ad industriarsi, mantenendo una velocità elevata anche per evitare che i vestiti oramai impregnati di carburante potessero seguire le stesse sorti della coda della vettura. 

Il copilota e meccanico Tabacchi (detto Giannella) riuscì a smorzare le fiamme, utilizzando il cuscino del suo sedile ed estinguendole in tempi (tutto sommato) piuttosto brevi.

6) I due copiloti e meccanici, non ebbero vita facile.

W.F. Bradley su The Autocar, giugno 1930 ci raccontava quegli istanti con una certa enfasi, ed io rileggendone alcuni stralci su quel mio vecchio libro mi sono fermato, provando ad immaginare un Varzi chino e voglioso di arrivare al traguardo nonostante la sua auto avesse la coda “fiammeggiante” con il Giannella armato di cuscino per estinguerlo, il pilota della Bugatti Chiron tirare pugni al povero meccanico sfinito e terrorizzato.

Alle volte 😉 😉 .

7) Quel trambusto aveva fatto perdere ai due oltre un minuto.

Varzi non voleva saperne di perdere quella gara ed iniziò a far andare il motore oltre i giri sforzandolo, gli serviva subito tutta la potenza e non si curò del rischio che potesse rompersi il propulsore, raggiunse il traguardo davanti alla Bugatti con un vantaggio di oltre un minuto, 1 minuto e 48 secondi volendo essere pignoli, rendendo quella Targa Florio molto probabilmente fra le più ricordabili.

L’ordine di arrivo vide:

Primo Achille Varzi su Alfa Romeo P2 con 1.000 sterline e vari fra medaglie e coppe come premio.

Luois Chiron su Bugatti secondo.

Conelli Carlo Alberto (sempre su Bugatti) terzo.

Giuseppe Campari sulla Alfa Romeo 1750 quarto.

Nuvolari ancora su Alfa Romeo quinto.

Alfa Romeo nella storia.