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Volvo e Goteborg – Città ed industrie.

Volvo.

Siamo nei primi anni 70 con la narrazione di oggi e come sempre tutto il materiale arriva dalla mia biblioteca salvo i necessari link per editare, sul fondo una parte della storia del marchio con la SKF (nota azienda produttrice di cuscinetti) essere la coprotagonista e non avere assolutamente un ruolo da gregaria. 

Una città tra il mare e il verde di boschi e pinete.

Goteborg quasi 500.000 gli abitanti con oltre 70.000 lavorare nelle fabbriche.

vicinissima al mare, molte le aree verdi e numerosi gli impianti sportivi (nel calcio Goteborg aveva due squadre in Serie A e una in Serie B), i suoi cittadini fra i più attenti a mantenere pulita la città.

Non poche le strutture sportive, nella foto lo stadio Nya Ullevi costruito per i Campionati del Mondo di Calcio nel 1958.

La Volvo contava su 28 stabilimenti, con 21 dislocati sul territorio nazionale e 230.000 circa le auto prodotte all’anno.

Oltre alle automobili producevano autocarri, trattori e motori a reazione.

41.000 i lavoratori impiegati comprendendo anche quelli delle sedi estere, 34.000 sul suolo svedese con 14.000 a Goteborg.

 

Una città con (nel 1970) 350 anni di storia.

Fondata nel 1621 da Gustavo Adolfo II, il Re che voleva una fortezza per proteggere i suoi territori da possibili invasioni da ovest via mare circondandola di fossati, fortini e bastioni, nei secoli diventava un importante porto commerciale, dove partiva il ferro prodotto a Varland una provincia a nord della città, tra il 1700 e il 1800 la pesca delle aringhe diventava un’ulteriore fonte di benessere, 1845 anno in cui vennero costruiti gli Stempiren Dock (che in italiano potremmo tradurre in grandi magazzini di merci), seguiti da una serie di nuovi stabilimenti e sempre il più vicini possibili al porto.

Politicamente.

Nei primissimi anni ’70 la sua composizione politica era: Socialdemocratici con 33 consiglieri, Liberali 27, Destra 8, Partito di centro 7 ed ultimo il Partito Comunista con 6.

La catena di montaggio per le auto della Volvo.

Dagli stabilimenti Volvo circa 130.000 esemplari all’anno.

Goteborg la seconda città svedese dopo Stoccolma (con 800.000 abitanti): 70.000 le persone impiegate nell’industria, 17.000 nell’edilizia, 47.000 nel commercio, 23.000 nei trasporti, 40.000 nel settore pubblico.

Kvugsportsaveuyu via centrale della città fra le più importanti e trafficate.

34.000 i dipendenti Volvo con quasi la metà a Goteborg.

La SKF un’importante realtà nella produzione di cuscinetti a sfera ne occupava 5.000, con loro la Odhoner produttrice di macchine calcolatrici e importanti aziende di costruzioni navali (Goteverken, Eriksbergs, Mek Verkstad, Lindome).

Città con un importante porto commerciale.

La casa automobilistica svedese balzò agli onori della cronaca.

Per una serie di dichiarazioni sull’abolizione della catena di montaggio e un nuovo sistema di produzione, con mansioni meno ripetitive e standardizzate per i suoi 21 stabilimenti in Svezia e sette fuori dai confini (con due nel Mercato Comune). Sostituirono la tradizionale catena di montaggio gradualmente con delle “isole di montaggio” formate da gruppi di lavoratori che potevano ruotare e variare negli incarichi, un nuovo ritmo di lavoro (mantenendo ovvi limiti di tolleranza) e scegliendo insieme i momenti di pausa, con l’introduzione di donne nel processo produttivo (prima escluse da quella che era considerata un’industria pesante). 

Fasi di lavoro nella catena di montaggio.

La bassa disoccupazione.

Con sole 3.000 persone che o non lavoravano o lo facevano saltuariamente, nella maggior parte dei casi nel settore edile l’unico in forte crisi.

La formazione scolastica e l’assistenza sanitaria a Goteborg.

Donne nel reparto cruscotti e finiture.

Il tessuto sociale.

Per via del clima o per chissà che motivo la fama da burberi degli svedesi durò per molti anni, cittadini che alle prime ore della sera tendevano a chiudersi in casa e pochi i giovani a percorrere strade e vie la sera.

Mezzi in transito lungo una arteria della città, quasi tutti con le luci accese.

Volvo il principale stabilimento costruito sul percorso che porta all’aeroporto di Torslanda.

Regole e leggi.

Molto severe le leggi sul consumo di alcool, se trovati alla guida dopo aver bevuta una sola birra si rischiava di finire in carcere un mese, gli ubriachi tenuti d’occhio e spesso rischiavano di fare la stessa fine dell’automobilista, il consumo di droghe un grosso problema e specie per i suoi abitanti più giovani in prevalenza di hasish e di marijuana.

Volvo 1927 la prima auto prodotta in serie la OV 4, con 297 gli esemplari per il primo anno.

Gli Italiani.

La maggior parte lavorava alla SKF e nei cantieri navali, con pochi essere camerieri o sarti o parrucchieri “stagionali”, i ristoranti italiani con la Scala la Trattoria Siciliana e il Pappagallo emergere sugli altri, fra le pizzerie il locale “La Pizza” (di italiano aveva solo il nome) in una delle strade più eleganti della città.

PV 36 detta anche Carioca, 1935 con il suo primo esemplare aerodinamico, la vettura di domani come recitava la campagna pubblicitaria.

Tanti quelli che tornavano in Italia per nostalgia o per mancanza di un lavoro più continuativo, fra quelli che invece presero la cittadinanza svedese se ne contavano la maggior parte essere sposati con una ragazza del posto.

Prodotta dal 1946 al 1950 la PV 60 con il motore a sei cilindri.

Certe passioni gli Italiani non se le scordano mai.

Che vivevano a Goteborg dall’immediato dopoguerra a fondare la Fadini Calcio, associazione sportiva in ricordo di uno dei calciatori periti a Superga nel 1949 e che contava su una certa popolarità, la sede sociale ed un bilancio florido. Lì giocavano e si allenavano ex italiani e svedesi da generazioni.

1956 P1900 la spider sportiva, la carrozzeria in vetroresina e il motore derivato dalla PV 464.

Il costo della vita in Svezia.

Mettere su una famiglia costava più che altrove, le case prese in affitto con mensilità che variavano dalle 70.000 alle 80.000 Lire in un appartamento di 75 metri quadrati (non troppo “lussuoso”).

Molti sceglievano di spostarsi nelle campagne e boschi vicini (dove peraltro gli svedesi erano soliti passare molto tempo nei fine settimana), in case spesso sensibilmente meno care ma piuttosto datate e spesso prive di servizi igienici adeguati.

544 al Rally di Montecarlo del 1964.

Un paio di dati per capirci.

La Svezia ha una superficie di una volta e mezza rispetto a quella dell’Italia con però solo 8.000.000 di abitanti contro gli allora 54.000.000 del nostro paese.

Volvo 144 l’edizione del 1965.

La Volvo nasceva dopo l’incontro fra due ex compagni di lavoro alla SKF.

Assar Gabrielsson e Gustaf Larson nel 1924 al tavolo di un famoso ristorante iniziarono a pensare ad un nuovo marchio automobilistico, Larson con la saltuaria collaborazione di alcuni giovani ingegneri (lavoravano con lui a tempo perso) si occupò della progettazione della prima auto che arrivava nel 1925, una vettura aperta un motore da quattro cilindri e non ancora con il marchio Volvo.

Nonostante le forti difficoltà finanziarie, dovute soprattutto al non essere riusciti a trovare dei finanziatori e di conseguenza una sede e attrezzature adatti, riuscirono ad allestire una decina di prototipi con le carrozzerie disegnate da Helmer MasOlle. La prima auto la finirono nel giugno del 1926 con un subitaneo e positivo collaudo sul percorso Stoccolma-Goteborg, si interessò al loro progetto la SKF dopo aver rifiutata una loro iniziale richiesta di aiuto finanziario, tornando sui suoi passi e decidendo di aiutarli.

La SKF possedeva a Hisingen (nei pressi di Goteborg) la AB Volvo, una piccola azienda meccanica che mise a disposizione dei due soci. 

Che il 27 ottobre del 1926 decisero che doveva essere quello il nome della nuova casa automobilistica svedese, il primo dei 1.000 esemplari previsti lasciò la fabbrica il 14 aprile del 1927.

Era la OV 4 che vollero soprannominare Jakob, auto riprendeva i primi progetti di Larson del ’24 con un quattro cilindri a valvole laterali e 28 cavalli di potenza massima, freni meccanici sulle ruote posteriori, quattro posti, carrozzeria aperta in lamiera e montata su un telaio in legno, il Principe ereditario di Svezia Gustavo Adolfo VI ne utilizzò un esemplare per partecipare alla spedizione archeologica di Cipro negli anni 1927-1931.

Il 1968 un anno importante.

Per il completamento della gamma, l’arrivo della 164 una vettura di livello con il ritorno del sei cilindri (abbandonato nel 1950 dopo l’uscita di produzione della PV60) a V da 2978 cmc e 130 cavalli DIN, distribuzione con valvole e asse a camme in testa, doppio carburatore, preriscaldatore e riduttore di gas inquinanti, come optional il cambio automatico l’overdrive e il servosterzo.

Nei rally con Gunnar Anderson il Campionato Europeo per Conduttori ripetendosi nel 1963, nel 1964 sempre con una Volvo ma Tom Trana.

1975 la gamma Volvo si rinnovava.

La serie 240: comprendeva la 244 L quattro cilindri 1986 cmc e 82 cavalli DIN ad aste e bilancieri montato anche sulla versione station wagon 245 L, la 244 DL 2100 cmc ad asse e camme in testa da 97 cavalli DIN che condivideva con la 245 DL, la 244 GL con la versione potenziata da 2100 cmc e il sistema CI ad iniezione continua da 123 cavalli DIN.

La fama di auto solida veniva confermata da una struttura con rinforzi nella zona dell’abitacolo, sterzo a cremagliera, freni a disco su tutte le ruote, avvolgitori automatici delle cinture di sicurezza, tergi e lava fari.

Le top di gamma con le 264 DL motore 6V 2700 cmc e 140 cavalli DIN  iniezione CI con di serie: il servosterzo, condizionatore, sedile lato guida riscaldabile elettricamente, vetri elettrici anteriori, lava e tergi fari.

1976 per il solo mercato italiano.

Il motore ad aste e camme in testa da 1986 cmc e 97 cavalli DIN per ragioni fiscali, nello stesso anno arrivavano dopo la collaborazione con la DAF la 66 con motori da 1100 e 1300 cmc e la 264 TE auto di lusso derivata dalla 264 GL con un nuovo ed allungato telaio e maggior spazio per la carrozzeria.

Mi fermo qui, magari potrò riprendere il discorso un’altra volta, ti ringrazio.

Città ed industrie.