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Maestre rurali – donne e vecchi mestieri

Maestre rurali.

Sfogliando una vecchia rivista.

Cercavo del materiale su altro in quella vecchia edizione e in un piccolo trafiletto ho trovato una cosa che mi ha fatto ricordare una chiacchierata di oltre una trentina di anni fa, a pranzo con noi c’era una anziana maestra, avrà avuto un’ottantina di anni; supponendolo visto che non gli chiesi l’età; presentata a papà da una comune amica durante un caffè in piazza e quasi subito l’aveva invitata a pranzo da noi, conoscendolo perchè io e mia sorella ascoltassimo quelle cose e poi fargli e farci una serie di domande.

Foto presa dalla rete qui nel LINK.

Maestre rurali, l’insegmento in luoghi lontani da casa.

Dove abitavano persone che lavoravano duramente ed imparare l’alfabeto o a leggere sembrava l’ultima delle priorità come lo spendere dei soldi per dei quaderni e matite e un qualsiasi padre ti avrebbe ricordati il tuo astuccio con tutto il necessario, la cartella nuova e quaderni in abbondanza, che ogni tanto ti portava a scuola con la macchina non facendoti prendere il pulmino giallo. 

Lavorava in classi spesso senza nemmeno la lavagna.

Con un tavolo preso chissà dove fungere da cattedra, in classe c’erano bambini con i loro padri ed un paio di zii, forte il divario fra una scuola cittadina e le sue classi, se ti mancava un quaderno non potevi andare in un negozio vicino e adirittura sceglierlo.

Mio padre sorridendo mi ha ricordato una delle tre cartolerie dove potevo andare a comprare e scegliere quaderni a seconda della loro foggia e colori, potendoli scegliere da una alta pila e quanti ne avessi già nella mia camera insieme ai libri e l’ultimo acquisto un compasso per fare solo dei cerchi. 

Poteva seguire un programma di studio rispettandone tempi e modalità ?

Chi le frequentava non ci andava tutti i giorni, non c’erano bidelli o Presidi doveva fare tutto lei, campanella compresa e fu una delle cose a colpirmi di più; nonostante avessi già quasi vent’anni; pensai a quante persone c’erano nel grande palazzo in cui ho fatto le elementari e alla mia maestra che suonava il campanello. 

Il contadino doveva lavorare la terra.

I suoi figli dovevano “fare quattro conti e leggere le cose mandate dal fornitore o padrone della terra”, possiamo ricordare la Maestra Maria Maltoni o il Maestro Alberto Manzi che dalla televisione insegnò a leggere e scrivere a molti italiani.  

 

Con un’altra foto presa dalla rete ed un altro LINK.

Le maestre rurali, quei bambini.

Per raggiungere la classe percorrevano strade accidentate  con molte esserlo dopo una guerra e rimanendoci per molti anni dopo, in inverno il fango appesantiva tutto d’estate il caldo e certe salite facevano altrettanto, arrivavano con i loro pochi libri e quaderni una penna ed una matita in  stanze non sempre elettrificate.

Noi avevamo i bagni per i maschi e le femmine con lavandini sempre molto puliti, durante la ricreazione il banchetto con merendine e dolciumi, la palestra dove fare lora di ginnastica, una saletta dove ogni tanto veniva proiettato un film o documentario. 

Maestre rurali e quei sacrifici più sopportabili per un uomo.

Genitori e sorella che riusciva a sentire in rare occasioni quando c’era un telefono e ti dovevi mettere in coda, scriveva ed aspettava una risposta che tardava ad arrivare con le poste messe molto peggio di oggi.

Mentre mia mamma preparava il caffè l’ho ringraziata, dopo essere stato completamente zitto mentre lei parlava provavo ad immaginarmi da scolaro in posti così difficili, seduto con vicino uno zio o una persona più adulta, dover fare molta più strada e chissà quale per tornare a casa a piedi.  

Donne e vecchi mestieri.